...nel mio mondo il cemento più saldo è quello disarmato.

sabato 25 dicembre 2010

Noccioli di pesca























I noccioli di pesca sono duri e felpati

I noccioli di pesca sono purpurei e sonori

sono vegetali e marini

organi ed organici

semi e balocchi

i noccioli di pesca riempiono la piscina della mia testa

che agito allegramente sonaglio di pazzo giullare

e mi danno gioia

e poi perché dovrei scusarmi

per aver scritto un semplice pensiero felice?



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lunedì 13 dicembre 2010

Voce d’acqua delle fontane di Valcamonica


















Per i sostenitori del progetto che l'avessero perso, riporto di seguito l’articolo di Sergio Gabossi riguardante il “Progetto Fontane”, pubblicato sul Giornale di Brescia di mercoledì 8 dicembre 2010, a pag. 22.

In merito all'articolo, è però opportuno fare alcune precisazioni, in particolare dove si dice: «Tecnicamente andiamo alla ricerca del cosiddetto rumore bianco, quel fruscio di base che spesso è coperto da una miriade di altri rumori». In realtà il rumore bianco, semplificando, è la somma di tutti  i rumori possibili, quindi udibile come un fruscio e percepito come un disturbo. In sostanza, proprio quello che cerchiamo di evitare durante le registrazioni.
Inoltre, tra gli obiettivi della nostra attività, esposti nel Progetto pubblicato su questo blog e sul profilo del gruppo Facebook, non compare quello di fare un censimento delle fontane camune, cosa peraltro interessante e utile, ma per la quale occorrerebbero qualifiche di cui non disponiamo. Insomma, a ognuno il proprio compito.
Infine, il gruppo è costituito per la precisione da Stefano Berardi, Ezio Martinazzi e Carlo Giordani.
A supporto di questo nucleo si sono avvicendati via via amici e sostenitori; l’elenco, con i relativi ringraziamenti, vorremmo pubblicarlo a fine lavori.
Fatte le opportune precisazioni, vorrei ringraziare Sergio Gabossi, giornalista e non tecnico del settore, per il suo articolo corposo (quasi un’intera pagina del quotidiano bresciano) e appassionato. Gabossi, che ha anche promesso di accompagnarci in una delle nostre uscite in notturna, ha colto perfettamente lo spirito del progetto e lo ha fatto in maniera generosa e disinteressata, affascinato semplicemente dall’idea che vi è sottesa. Bello sapere che ci sono ancora persone in grado di compiere gesti per pura passione. Grazie ancora Sergio!
Approfitto per comunicare che chiunque sia interessato al “Progetto Fontane” può liberamente aggregarsi al nostro gruppo in occasione delle uscite che verranno di volta in volta segnalate sulla bacheca di Facebook.



GIORNALE DI BRESCIA – mercoledì 8 dicembre 2010, pag. 22

Voce d’acqua delle fontane di Valcamonica

Il singolare lavoro di Stefano Berardi che registra i suoni di zampilli e lavatoi.


Hanno la passione dei suoni d’acqua alla ricerca della vibrazione perfetta.
Poi, con un impianto ad altissima fedeltà, riproducono la «voce» di ogni fontana, sapendo che l’effetto è quello di un timbro unico e inconfondibile: è il canto delle fontane.
Stefano Berardi e la sua squadra di «ascoltatori» del suono si sono spinti verso una singolare sperimentazione: hanno cercato le fontane più antiche della Valcamonica, ne hanno ascoltato il «canto» creando un «magazzino» coi rumori dell’acqua perché «un suono come quello prodotto da una fontana pubblica è unico e inavvertitamente influenza la vita di chi nasce e vive in quel luogo», spiega Stefano.
Insieme a Carlo Giordani, Ezio Martinazzi e Alessandro Romele, ha visitato contrade, piazze e vicoli partendo da Cerveno,passando da Ono San Pietro, Lozio, Pescarzo e Angolo Terme alla ricerca di fontane da ascoltare.
Qualcuno li ha visti arrivare – istrionici ghostbusters con le cuffie – curvi sotto cavalletti e rotoli di cavi, piazzare a filo d’acqua i loro «microfoni direzionali large-condensed» e sistemarsi in prima fila per ascoltare il concerto. «Scegliamo soltanto quelle a getto continuo, le più antiche e significative», spiega Stefano.
«Finora ne abbiamo ascoltate almeno un centinaio e di ciascuna abbiamo salvato cinque minuti di registrazione. Tecnicamente andiamo alla ricerca del cosiddetto rumore bianco, quel fruscio di base che spesso è coperto da una miriade di altri rumori».
Stefano spiega che l’impianto di registrazione è una sorta di sismografo e trasmette in cuffia anche ogni minima vibrazione estranea, dalla folata di vento al tintinnio di una chiave.
«Quando dobbiamo lavorare su fontane che si trovano su strade particolarmente trafficate ci andiamo di notte e ascoltare il canto dell’acqua al chiaro di luna ha tutto un altro fascino».
Il loro lavoro è romanticismo allo stato puro: non hanno finanziatori, nessun appoggio economico da enti pubblici o comprensoriali.
Stefano garantisce che la voce delle fontane della Vallecamonica finirà in un cd perché «se tra qualche anno le fontane pubbliche saranno scomparse e l’acqua non sarà più un bene pubblico come è oggi, avremo almeno il ricordo del loro suono». La singolare iniziativa è senza dubbio molto interessante... da valorizzare.

Sergio Gabossi




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sabato 4 dicembre 2010

Brasile (sconforto in rima)



















Ed ecco che mi prende repulsione
per gli orti sulle ferrovie
per le case di prismi in costruzione
per le mie vigliaccherie
per chi ha
e per chi non dà
per i mattini non svegliati
per i piatti non lavati
Ed ecco che mi prende e so cos’è
una voglia di festa
e di Brasile che non c’è
come cura ultima che resta.


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sabato 20 novembre 2010

Sentiero



















Lo zaino è fatto, legate strette le dure scarpe
e un bastone nuovo ho tagliato
Per rimediare al passato non scelto
ho scelto di porre rimedio al futuro
Parto solo
traccerò un nuovo sentiero
il mio
Perché il dolore non sia inutile
dritto verso l’amore




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domenica 31 ottobre 2010

Paesaggio


















Alberi come ossa piantate nel terreno
e strade sospese sopra mantici di nebbia
e anni buttati come fieno nella pioggia


Vasche ricolme di pensieri stanchi
e d’insetti attoniti coperte
Me ne andrò dal paesaggio dell’anima



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domenica 17 ottobre 2010

Le montagne dentro


Un breve racconto terapeutico, a metà strada tra diario e fantasia, cronaca e flusso di pensieri; auto curativo;  che credo agli altri non dica nulla.


LE MONTAGNE DENTRO
La durata prevista dell’escursione è di quattro ore con un dislivello di 640 metri, ma gli accompagnatori che l’hanno provata di recente, hanno portato la percorrenza a cinque ore e il dislivello a 900 metri circa; comunque poco più che una passeggiata.
Ritrovo alle ore 6,20 e partenza prevista per le 6,30; una delle guide arriva tardi e si parte alle 7,00.
Le previsioni meteorologiche, pessime fino a ieri sera, prima della partenza sono migliorate e forse nemmeno pioverà.
Occupo uno dei posti disponibili proprio sull’auto che guida la colonna.
Il guidatore si affida al navigatore satellitare e sbaglia strada due volte.
Chiedo indicazioni a una fornaia che si dimostra più affidabile del tomtom; arriviamo così piuttosto in ritardo alla località prevista come punto di partenza per la salita.
Parcheggiate le automobili, la gente si cambia, prepara l’attrezzatura, ecc. insomma si comincia a camminare che son quasi le 8,30.
Non faccio uscite superiori alle due ore da almeno dieci anni e non sono certo di riuscire ad arrivare fino in cima.
Quando facevo escursioni m’insegnarono che in montagna non si cammina mai con le mani in tasca, perché persino ai più esperti può capitare di scivolare, ma se si tengono le mani in tasca, si va dritti con la faccia a terra e, giustamente, ci si massacra il viso. Uno degli accompagnatori ha questa brutta abitudine e a un certo punto, infatti, scivola, ma gli va bene e non cade per miracolo; quantomeno avrebbe imparato a non dare cattivo esempio.
La mattina è fresca e soleggiata, tempo ideale per camminare, inoltre il panorama è splendido.
La lentezza con cui il gruppo sale, però, è esasperante, considerato che non sono sicuro delle mie forze, mi adeguo.
Sono comunque alla testa della compagnia e chiacchiero piacevolmente con un signore e una signora, forse i più anziani della fila.
Le guide decidono per un “aperitivo”, lasciamo quindi la via principale e saliamo verso una chiesetta costruita su un cucuzzolo.
L’edificio è semplice, un luogo di meditazione.
Al muro è attaccata una sorta di poesia senza titolo, solo a piè di pagina c’è riportata la dicitura: “Manoscritto del 1692 trovato a Baltimora nell'antica chiesa di San Paolo”.
Eccone un frammento.

Sii te stesso.
Soprattutto non fingere negli affetti.
Non ostentare cinismo verso l’amore,
perché,
pur di fronte a qualsiasi delusione e aridità,
esso resta perenne come il sempreverde.
[…]sii tollerante con te stesso.
Tu sei figlio dell’universo
non meno degli alberi e delle stelle,
ed hai pieno
diritto d’esistere.
[…]E quali che siano i tuoi affanni e aspirazioni,
nella chiassosa confusione dell’esistenza,
mantieniti in pace col tuo spirito.
Nonostante i tuoi inganni,
travagli e sogni infranti,
questo è pur sempre
un mondo meraviglioso.
Sii prudente.
Sforzati d’essere felice.

Pochi minuti di riposo e scendiamo a riprendere il sentiero che avevamo lasciato.
Ricomincia la salita e i muscoli tornano a scaldarsi.
Senza accorgermene guadagno terreno e distanzio tutti.
Ho preso il mio ritmo naturale, lo stesso di quando avevo vent’anni.
Il respiro e le gambe vanno insieme; tutto intorno mi è familiare nonostante qui non sia mai stato.
Non sento fatica, semplicemente vado, come se camminassi dentro me stesso.
 Anche le montagne sono dentro di me, tutto ha un senso, tutto è perfetto e il tempo non esiste, così la distanza.
Potrei camminare in eterno, senza fermarmi, mangiare, bere, dormire, nulla, solo camminare, camminare per sempre e dimenticare tutto.
Un fischio mi richiama, è quello della guida che mi chiede di stare in gruppo.
Io ricordavo che finché si resta in vista va tutto bene, comunque rallento e li aspetto.
La cosa si ripete ancora un paio di volte senza che me ne renda conto; ormai però sono in cima.

Respiro.

Belle le rocce che squarciano il prato e s’alzano al cielo in preghiera, bella l’aria che entra nei polmoni attraverso gli occhi, le orecchie, le mani, i capelli, belli i versi dei rapaci che bucano il cielo sul mondo, belle le valli macchiate di luce, lontane, dove non vorrei mai tornare, bello il pensiero di lei che in questo stesso istante, a centinaia di chilometri, su un’altra vetta, è qui, vicina a me.
Le sue dita sulla roccia, il piede che spinge, l’ebbrezza del vuoto.
Ma non è mia la mano che tiene la corda, non sarà mai più la mia.

Il gruppo mi raggiunge ansimante e l’amaro s’infrange sui prati confondendosi con quello delle erbe alpine.
Ancora qualche centinaio di metri e arriviamo al rifugio per il pranzo.
Mangio al sacco, nel rifugio bevo solo il caffè e acquisto una bottiglia d’acqua a prezzi vergognosi con l’aggiunta delle maleducatissime maniere del gestore che metto subito al suo posto; il tizio capisce di avermi pescato nel momento sbagliato e si ritira a testa bassa.
Scambio qualche parola con un tizio del gruppo a proposito delle marmotte che sbucano tutte intorno; son già belle grasse, pronte per il letargo e il lungo inverno.
La discesa prevedeva l’attraversamento di un ghiaione per proseguire poi lungo il corso di un torrente fino a valle ma tre giorni di pioggia hanno devastato il cammino e la gente del posto sconsiglia fortemente la discesa da quella via.
Il ghiaione viene costeggiato anziché attraversato e, con un piccolo anello durante il quale una delle guide sbaglia il percorso talmente ben segnato che si sarebbe visto da un aereo, ridiscendiamo dalla stessa strada dell’andata.
Il ritorno è decisamente poco interessante, per di più il cielo si è rannuvolato  coprendo la belle creste tutte intorno.
Una signora tenta inutilmente di coinvolgermi in una discussione politica, poi desiste e ci riprova con un tizio dietro di me.
Per un tratto mi accompagna un ragazzo di poche parole ma gentile e schietto; si vede che ama la montagna, a differenza di altri che ci vanno come potrebbero andare a un corso di latino-americano.
La fine del sentiero arriva in fretta.
Ci ritroviamo ad aver fatto un percorso di sei ore e venti con un dislivello di quasi 1250 metri.
Alcuni, stanchi, salutano e tornano alle proprie case, altri si accordano per una pizza in compagnia.
Scarponi slacciati, resto solo seduto sul cemento del parcheggio che, dopo le aeree cime, pare il pesantissimo coperchio di un mondo al contrario, pesante come il mio cuore al pensiero dell’amore perduto.


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mercoledì 29 settembre 2010

La musica orizzontale - (Appunti progetto)






Il progetto mira a produrre una musica che possa definirsi della società e dalla società prodotta; tutti contribuiscono alla sua creazione, consapevolmente o meno, ma nessuno ne ha il controllo definitivo.
Alcuni sono coscienti dei risultati che le proprie azioni producono, altri no, alcuni agiscono di conseguenza, altri altri no.
La volontà dell’individuo è importante ma non può imporsi sulla maggioranza; nessuno può determinare il prodotto ultimo che sarà dato dalla somma dei comportamenti di ognuno.
In questo senso sarà una rappresentazione sonora di anarcodemocrazia, un fonogramma del “peso” dei singoli e del prodotto della “massa”.
L’intera superficie della piazza viene coperta da pannelli calpestabili ognuno dei quali è una bilancia.
Tutti i pannelli/bilance sono collegati ad un calcolatore che ne coordina i rilevamenti e di conseguenza produce i suoni relativi ai parametri selezionati.
Il numero di persone che si trovano su un pannello produrrà un particolare evento sonoro che varierà in conseguenza dell’aumentare o diminuire del numero di persone (peso) presenti sul pannello stesso.
Essendo la piazza un luogo sia di stazionamento sia di transito, i suoni saranno in continuo movimento/mutamento producendo così una vera e propria composizione; la musica orizzontale.
I suoni prodotti dalle singole pese sono naturalmente da determinare così come l’apparecchiatura di produzione del suono e altri parametri.
I suoni potrebbero variare solo a seconda del peso oppure ogni pesa potrebbe avere caratteristiche differenti dalle altre.


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martedì 31 agosto 2010

Soli di Notte

















Un varco d’azzurro cemento

tra neri dorsi di monti

e su

un Leopardi che sgretola stelle

notturno di certezze ingombro.


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mercoledì 4 agosto 2010

Progetto Fontane



















Origine

Il progetto nasce nel paese di Cerveno (Bs), luogo nel quale è difficile trovare un punto da cui non si possa udire il canto di una fontana e nel quale ho trascorso gran parte dell’infanzia.
In posti così, il suono delle fontane accompagna e culla gli abitanti giorno e notte, senza interruzione per tutta la vita e, io credo, diventa parte integrante delle persone e ne influenza il vivere.
Da queste riflessioni l’idea di preservare il suono delle fontane.


Attività

Il lavoro consiste nel visitare la Valle Camonica, area nella quale è circoscritto il progetto, alla ricerca di fontane interessanti dal punto di vista estetico e sonoro, escludendo quelle più recenti o d’arredo urbano, e registrandone il “canto”. Il tutto dovrebbe concretizzarsi in un cd audio.


Riflessioni

Le fontane interessate sono quelle civili, quelle che, come i fari ad esempio, sono in via d’estinzione; obsolete per lo scopo che le ha generate. Ormai non si costruiscono quasi più fontane d’uso, molte vengono soppresse, altre lasciate andare in rovina e, se è vero che in futuro si faranno addirittura guerre per l’acqua, probabilmente le fontane verranno chiuse o abbattute; certo non saranno più con l’acqua corrente di libero e costante accesso.
La fontana pubblica contiene già nel nome la sua natura di condivisione, di bene comune, che è il contrario della privatizzazione, della proprietà, del lucro. La vita stessa, le strategie di sopravvivenza e le esigenze pratiche comuni, ci spingono a coalizzarci come umanità, a condividere, come se questo fosse il flusso naturale delle cose ed ogni forma di esclusività e di chiusura, andassero controcorrente.


Metodo

Sì è optato per la registrazione da molto vicino (Macro), poiché esalta le peculiarità di ogni soggetto. La registrazione a distanza coincide al ricordo sonoro che si ha della fontana, ma la spersonalizza in quanto allontanandosi dalla “fonte sonora”, ci si avvicina al fruscio (rumore bianco), con l'ulteriore conseguenza che tutte le registrazioni si assomigliano.
Per quanto si è detto, alle registrazioni macro se ne aggiungeranno altre a maggiore distanza, per catturare anche l’ambiente e preservare in maniera più realistica il suono della fontana com’è impresso nella memoria collettiva.
Il canto della fontana risente di molti fattori oltre a quelli inerenti al modo di registrarlo; basta variare leggermente il flusso o il livello dell’acqua nella vasca e di conseguenza anche il suono muta. Anche le condizioni climatiche influiscono sui risultati ma di tutti questi fattori poco importa, poiché lo stesso discorso vale, ad esempio, anche per la registrazione di un violino. Ciò che importa è preservare il “canto” della fontana nella sua essenza.


Linee guida

• la fascinazione per le sonorità delle fontane;

• il lavoro sul preservare la memoria auditiva;

• la fontana come simbolo di condivisione e di tutela dell'acqua come bene comune.


Crediti

Progetto di: Stefano Berardi.

Gruppo Fontane costituito da: Stefano Berardi, Ezio Martinazzi, Piero Villa.


Info

berardistefano@gmail.com

www.uomoinmutande/blogspot.com


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venerdì 9 luglio 2010

Simmetria scalena




Le dita a metà tagliate per lungo
Mezze le unghie, le ossa, le vene
Il pensiero reciso proprio nel centro

La voce spezzata, la lingua spezzata
Le braccia, le gambe,
Gli organi interni tagliati a metà

Metà le interiora, metà i due polmoni
Metà di sangue, ma non cola giù

Un nome in sezione che non si legge
Un nome in sezione che non si regge da sè

Respiro a metà, vedo a metà, capisco a metà
mangio metà quantità

Mezze le carni, mezzo l’odore
Mezza pupilla, mezzo il colore
Mezzi gli orecchi, mezzo il rumore
Mezzo anche il seme e mezzo il sapore

Ma non mezzo il dolore


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lunedì 26 aprile 2010

34



 




















All’inizio era un tenero fagotto dagli occhi dolci, lo trovammo per caso e subito lo curammo amorevolmente.
Ci guardava colmo di aspettative e di devozione, come fossimo due onnipotenti divinità orientali.
I giorni mutavano uno nell’altro, l’amore aveva semplicemente cancellato il tempo.
Si dice che la felicità si comprende solo quando finisce; per noi non era così, la percepivamo in ogni istante, eravamo immersi in essa e ce ne nutrivamo per osmosi.
Come un portafortuna, il piccolo animale accompagnava quel nostro tempo senza tempo.
Non so dire con certezza come o perché avvenne il cambiamento, so soltanto che nonostante continuassi a nutrire e accudire la bestiola con la stessa passione, il suo aspetto peggiorava.
Ogni giorno il pelo diveniva più ispido, il corpo s’ingrossava a velocità anormale e il suo sguardo mutò, prima da docile a indifferente, poi, a tratti, mi parve persino di notare dell’astio nei suoi occhi.
Fu allora che l’incantesimo cominciò a incrinarsi e il tempo riprese a scorrere.
Ero turbato, non riuscivo a spiegarmi quelle trasformazioni, fino a quando una notte mi svegliai inquieto, scoprendomi solo nel letto.
Alzandomi per cercare il mio amore la vidi dalla finestra, giù nel cortile, andare verso il granaio dov’era legata la bestia.
Erano gli ultimi giorni d’estate, la luna quasi piena, alta, in un cielo innaturalmente limpido.
Lei avanzava nuda nell’azzurro lunare, senza lasciare impronte, spaventosa e bellissima.
In seguito la vidi ogni notte; non ho mai saputo con cosa nutrisse l’essere ormai irriconoscibile che un tempo era stato il nostro affettuoso amuleto.
Cessai ogni cura e per mesi non aprii più nemmeno la porta dov’era rinchiuso.
Talvolta da dietro le tavole di legno provenivano suoni orribili che fingevo di non udire.
Solo una volta rividi l‘animale.
Verso la metà dell’inverno salii sul tetto della stalla per sistemare alcune tegole sconnesse e da un asse divelta dalla parete del granaio, vidi al suo interno.
Svenni, e restai riverso là sopra per alcune ore.
Quando rinvenni, ero ancora preda di un terrore paralizzante.
Ci vollero diverse decine di minuti prima che trovassi la forza di alzarmi e scendere a terra.
Il cielo è gelido e terso e anche stanotte la luna è quasi piena.
Non dormo; tra poco il mio amore si alzerà e per l’ultima volta, medusa di cobalto, fluttuerà verso il granaio.
Sotto il letto, il fucile di mio padre è carico; due cartucce.
E’ quasi ora, spero di averne il coraggio.
Amore mio.

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domenica 4 aprile 2010

San Glisente e Subito energia




 


Segnalo l’uscita di due ottimi CD, “San Glisente” di Carlo Giordani e “Subito energia”, di WK569 (Federico Troncatti - Piero Villa - Ezio Martinazzi).
Questi due lavori diversissimi tra loro, entrambi provvisti di non comodissime ma pregevoli confezioni, sono frutto della passione di alcuni amici; nel primo caso si tratta di Field Recording, nel secondo invece di Musica Elettronica.

Come riportano le note interne alla custodia, “Sanglisente potrebbe essere definito una fotografia sonora, o, meglio, un documentario senza immagini: si tratta infatti di registrazioni sul campo […] effettuate col preciso intento di catturare suoni e paesaggi sonori”. Tali registrazioni sono state effettuate dall’amico Carlo Giordani (con la collaborazione di Ezio Martinazzi) sul “monte San Glisente, antichissimo luogo di culto, posto a 1956 metri di altezza […] sull'abitato di Berzo Inferiore (BS). [...]Luogo di insolita semplicità e bellezza [...]”.
Per coloro che conservano nel proprio patrimonio di ricordi i suoni delle montagne, della malghe, dei pastori, mucche, mosche, erba, cani, nuvole… insomma tutti quei rumori tipici delle esperienze sonore alpine, questo disco sarà sicuramente di grande interesse; addirittura commovente. Per chi ne è privo questa “musica”, sarà un nuovo territorio da esplorare (non è ancora troppo tardi per farlo fisicamente) che riserverà parecchie sorprese anche agli ascoltatori più esigenti, grazie alla grande qualità sonora della registrazione che riproduce dettagli incredibilmente realistici. A questo indirizzo: http://alink2thepast.blogspot.com/2010/03/una-lunga-gestazione.html , trovate tutte le informazioni utili.

Per quanto riguarda “Subito energia” le spiegazioni tecniche restano in sospeso poiché si tratta, a mio parere, di una sorta di CD/ricognitore lanciato in uno spazio sonoro-compositivo inesplorato; questo spiega l’assenza di note esplicative all’interno della confezione.
Se tale assenza penalizza la piena comprensione del lavoro, non ne limita il fascino. L’ascolto di questa “generazione elettronica in tempo reale con editing sottrattivo in tempo differito”evoca una musica aliena, come provenisse appunto da un mo(n)do “altro”, diverso, di concepire, combinare e forse anche percepire i suoni; perdersi in essa dà l’ebbrezza di un viaggio nel cosmo. Nell’attesa di futuri sviluppi credo che per chi cerca nella musica qualcosa di nuovo, non prevedibile o scontato, per chi ama smarrirsi dentro insoliti mondi sonori, l’ascolto di “Subito energia” darà parecchie soddisfazioni. Ecco la mail per richiederlo e l’indirizzo myspace per ascoltarne un frammento: posta@wk569.eu - http://www.myspace.com/wk569

Buona degustazione.

domenica 7 marzo 2010

Fontane























Riparte il progetto “Fontane” iniziato nel 2009 con gli amici Carlo Giordani ed Ezio Martinazzi, si tratta di un lavoro di registrazione audio (in primis), video e fotografica, delle fontane più interessanti della Valle Camonica.
Ogni fontana “canta” infatti in modo differente dalle altre, ognuna ha la sua propria ed unica voce che vorremmo documentare e in qualche modo preservare dall’oblio.
Invitiamo tutti gli amici della “Valle” a segnalarci fontane interessanti, escludendo quelle architettoniche o troppo recenti, come li invitiamo anche a comunicarci storie, aneddoti o altro che le riguardano.
Si tratta di un lavoro per il quale è difficile stabilire un termine ma una volta raggiunto, vorremmo che si concretizzasse nella pubblicazione del materiale più interessante.
Di seguito riporto alcune note del progetto.
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Una fontana è un dispositivo da cui è possibile attingere acqua; nel caso non sia collocata presso una sorgente l’acqua raggiunge la fontana tramite un impianto idrico. Erano molto importanti e diffuse nei centri abitati prima che l'acqua corrente fosse disponibile nelle singole abitazioni, mentre ora vanno via via scomparendo, al pari dei lavatoi pubblici, posti muniti di vasche ove ci si poteva recare per fare il bucato. Oltre all'uso come punto di accesso all'acqua, le fontane sono usate come elemento architettonico ed urbanistico ornamentale ed artistico, anche di tipo monumentale: esempi sono le fontane ornate di statue o illegiadrite e rese più spettacolari e scenografiche con fantasiosi giochi d'acqua.
da wikipedia - l’enciclopedia libera

Le fontane che ci interessano sono quelle civili, quelle che, come i fari ad esempio, sono in via d’estinzione; obsolete per lo scopo che le ha generate. Oramai non si costruiscono quasi più fontane d’uso, molte vengono soppresse, altre lasciate andare in rovina e in futuro, se è vero che si faranno addirittura guerre per l’acqua, probabilmente le fontane verranno chiuse o abbattute; certo non saranno più con l’acqua corrente di libero e costante accesso. La fontana pubblica contiene già nel nome la sua natura di condivisione, di bene comune, che è il contrario della privatizzazione, della proprietà, del possesso, del lucro, dell’egoismo. La vita stessa, le strategie di sopravvivenza e le esigenze pratiche comuni, ci spingono a coalizzarci come umanità, a condividere, come se questo fosse il flusso naturale delle cose ed ogni forma di esclusività e di chiusura, andassero controcorrente.

Creative Commons LicenseFontana by Stefano Berardi is licensed under a Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 2.5 Italia License.
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lunedì 22 febbraio 2010

FuckerStarfuckers


 




















Ecco pronto “FuckerStarfuckers”.
Dal lettore a lato è possibile ascoltarne un breve estratto e più sotto sono riportate le note interne del CD.

Chi fosse interessato a riceverne una copia può richiederla a questo indirizzo: berardistefano@gmail.com

Per chi non desidera il supporto CD con la custodia originale, è possibile richiedere il file audio in mp3 e il pdf della copertina “sistema riciclo intelligente” da stampare su fogli A4 di recupero.

Il costo del CD con custodia è di 5€ (escluse eventuali spese di spedizione), quello del file mp3 con copertina in pdf è di 2€.

Il prezzo è dato, in parte dal costo dei materiali e del lavoro tipografico, e in parte dalla volontà di evitare una gratuità che tenderebbe a svalutare il prodotto e a sminuire il lavoro svolto; in questo senso è più che altro un importo simbolico.
Un ringraziamento particolare a Ezio Martinazzi per la consulenza grafico/tipografica e a Piero Villa per aver dato un impulso decisivo alla pubblicazione.

Grazie anche all’ingegner Pavel Pelz della Pelz-Biophone di Praga, per aver concesso i diritti alla pubblicazione della traccia originale “Slavík obecný - Luscinia megarhynchos” dal CD “Mistři pěvci ptačí říše”.

Questo lavoro è dedicato a mio padre, che mi ha trasmesso l’amore per il canto degli uccelli; l’unico cacciatore pentito che abbia conosciuto.

Note
Ogni suono, con l’ausilio di un software di editing audio, può essere mutato al punto da diventare virtualmente qualsiasi altro oggetto sonoro.
In questo caso, la registrazione del canto di un usignolo è stata modificata aggiungendo semplicemente un paio di effetti a tutta la traccia: il risultato, per questo, è stato ancora più sorprendente.
Il titolo è un riferimento scherzoso alla somiglianza di superficie tra questo lavoro e quello del gruppo Starfuckers, immaginando che nel DNA sonoro del canto dell’usignolo vi fosse fin dalle origini, ciò che gli Starfuckers hanno raggiunto solo di recente con un ben più lungo percorso.
Spingendosi oltre, si può immaginare che esista dall’inizio dei tempi, una sorta di madre di tutti i rumori, che, diversamente dal rumore bianco, possa essere plasmata, dagli eletti, fino a farle assumere forme leggiadre, senza per questo rinunciare ad alcuno dei suoi figli sonori… e l’usignolo è un eletto.


 
L'usignolo (Luscinia megarhynchos)canta con toni chiari e forti e il suo gorgheggio, composto da strofe di toni singoli e doppi, densamente allineati gli uni agli altri, è considerato tra i più belli e complessi.
All'inizio della primavera gli usignoli cantano prevalentemente di notte e cessano al mattino; con il proseguo della stagione invece, si possono sentire nitidamente anche durante il giorno.
Il canto serve loro soprattutto per la delimitazione del territorio e per l'attrazione di partner femminili.
Gli usignoli maschi imparano a cantare nella prima giovinezza dagli uccelli vicini e conoscono con scioltezza tra i 120 e i 260 tipi diversi di strofe, che durano per lo più da due a quattro secondi.
Tutte le strofe hanno delle precise peculiarità che danno luogo alla differenziazione di dialetti regionali.
Il canto dell'usignolo è oggetto di ricerca da parte dell'etologia soprattutto per la sua complessità e per la funzione della memoria.
In passato veniva considerato un antidolorifico e poteva portare al morente una morte dolce e al malato una pronta guarigione.

da wikipedia - l’enciclopedia libera




Thanks to audio editor softwares, every single sound can be changed to the point of virtually becoming any other sound object.
In this case, the recording of a nightingale singing was changed just adding a couple of effects to the whole track: the result was even more surprising than what we could expect.
The title is a humorous reference to the superficial resemblance between this work and the band Starfuckers’, imagining that in the DNA of the nightingale singing there was originally what Starfuckers have only recently reached through a much longer way.
Going further, we can assume that, since the beginning of time, a sort of existing “mother of all noises” , unlike the white noise, has been molded by noble entities in order to be gracefully shaped without giving up any of her “sound kids”….the nightingale is one of her noble kids.


The nightingale (Luscinia megarhynchos)sings in clear strong tones and its warbling of verses, composed of single and double aligned tones, is considered one of the most beautiful and complex ever.
In early spring nightingales mainly sing at night and stop in the morning; yet, going on through the season, you can clearly hear them even during the day.
They mainly sing to delimit their territory and to attract female partners.
Male nightingales learn to sing in their early youth, influenced by other birds nearby, and they know how to fluently sing 120-260 different kinds of verses lasting basically 2-4 seconds.
Every verse has its own peculiarities determining the differentiation of regional dialects.
The song of the nightingale has being researched by ethology especially for its complexity and for the function of the memory. In the past it would be considered as a pain reliever and it could lead to a sweet death; it could also lead sick people to a quick recovery.   
wikipedia  -


You can request a copy of the cd  writing to: berardistefano@gmail.com
If you prefer to receive the cd without its original case, you can request the mp3 audio file and the pdf of the cover “clever recycling system” you can print on A4 sheets.
The complete cd costs 5€ (shipping costs not included); the mp3 file plus the pdf of the cover cost 2€.
The price of the cd is due to both the cost of the materials and the topographic work, and to our desire to avoid a form of “gratuitousness” that would undervalue the work and the product itself; that’s why it is basically a symbolic price.
Thanks to the engineer Mr. Pavel Pelz of Pelz-Biophone in Prague, for granting the rights to publish the original track “Slavík obecný - Luscinia megarhynchos” taken from the CD “Mistři pěvci ptačí říše”.
This work is dedicated to my father who taught me to love birds singing…the only person I’ve met who regretted being a hunter.



"Ora ascolto il canto degli usignoli con altre orecchie". Emanuele Giannini, Starfuckers

 



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