Nello stagno di piombo, alcune rane di rame guardavano invidiose leggere libellule legger libri librandosi nei loro cappotti di peltro e dicevano: -potessimo aver noi dei cappotti così belli, chissà come salteremmo in alto!-
Ma altre rane non eran d’accordo: -in alto sì, ma non nello stagno; i cappotti di peltro vi terrebbero a galla e non potreste più fare il bagno!-
Non badavano a loro una cavalletta d’ottone e un grillo di ghisa che sul limitar della lamiera limavano lame di luna.
Nella sera brunita s’azzardò la formica: -invece di dire sciocchezze pensate a cromare le vostre sconcezze!-
Dal fosco del bosco un gufo di ruggine losco spiava la scena con occhi tondini da rami nascosto.
Intermittenti come ferri roventi, lucciole sbronze di bronzo volavano a zonzo.
Tutti i paraggi eran zeppi d’ortaggi, grano tornito e ingranaggi, viti senz’uva e senza bulloni, chiodi spuntati a regger covoni.
Piena di fili spinati d’erba appuntita, la campagna d’acciaio era proprio un vespaio…
...se ci vai, attento alle dita!
Stefano berardi
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6 anni fa
1 commento:
bel-lis-si-ma!!!!!
complimeti da Cinzia***
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