...nel mio mondo il cemento più saldo è quello disarmato.

venerdì 19 ottobre 2007

Etica e poetica di un uomo in mutande

…un cane, un cane… …è tutto blu…

Merda!

Quale semaforo?

…tiragli la bottiglia…


non disturbarmi, non disturbarmi, disturbarmi, disturbarmi, …ma c’è posta? disturbarmi, disturbarmi, disturbarmi, disturbar…


…sembrava qui!

DRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIING!!!

…zzo la sveglia… …mmmmnn… …devo comperare una
radiosvegliaaaaaaaaaaaafanculo…


Dopo aver imprecato, tra un muggito e uno sbadiglio, per ancora un buon quarto d’ora, si mise seduto con la schiena incurvata in avanti e le mani a stringere le dita dei piedi.
Così accomodato contemplava lo spettacolo della sua camera da letto, studio, laboratorio artistico, discarica o come la si voleva chiamare secondo i punti di vista.
Le pile di libri e dischi e videocassette e giornali, vestiti, bicchieri e cartacce sparse ovunque, gli parvero grattacieli e costruzioni che andavano a formare la sua città ideale.
Il pensiero gli piacque; si girò da un lato e accese la radio.

RADIO: …attedrali di luce nel sole, a…

Rimase lì ancora un bel pezzo, incartato nella sua maglietta azzurra (almeno in origine era azzurra) e le mutande padellate (si suppone bianche in origine).
Un banco di pensieri poco più ordinati di quelli durante l’incoscienza del sonno, gli nuotavano da una parte all’altra della testa entrando e uscendo da orecchio a orecchio.

RADIO: …se ciò i capelli lunghi sono fatti miei, ognuno si diverte come può…

Sputò nel cestino della carta accanto al comodino.
Poi pensò, dopo undici ore di sonno e mezza di dormiveglia, che sarebbe valsa la pena anche quel giorno di cambiare il suo stato di quiete da seduto a eretto.
E così, non senza sforzo, si alzò.
Il sangue gli colò dalla testa ai piedi per poi riprendere piano piano, a circolare normalmente, almeno così gli parve, e gli parve anche di vederci e sentirci meglio.
Buttò giù un mezzo bicchiere di qualcosa ch’era rimasto dalla notte precedente, si accese un sigaro dalle dimensioni esagerate e fece qualche passo in mezzo alla sua città per andare ad aprire la finestra.
Appoggiò il bicchiere ad un condominio di riviste, proprio in mezzo alle tette di un ermafrodita in copertina, giocherello qualche minuto con una mano nelle mutande con soddisfazione, poi ruttò.

RADIO: …mentre Black Macigno mi frantuma una mascella…

Appoggiato al davanzale fumava e guardava il sole di rame del pomeriggio e pensava – Mondo che sei stato creato da Dio… sei bellissimo… e la vita è proprio una beltà!-
E così semplicemente, ogni giorno della sua esistenza.


Stefano Berardi


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