...nel mio mondo il cemento più saldo è quello disarmato.

venerdì 11 dicembre 2009

Miracolo italiano
























Ecco una strada.
Per essere una strada di città non è neanche male.
Non presenta costruzioni particolarmente belle ma nemmeno troppo brutte, è dotata di larghi marciapiedi, di pista ciclabile, di panchine e su entrambi i lati poi, è ingentilita da lunghissime file di Liriodendron, gli alberi dei tulipani.
E dato che siamo in autunno, le foglie giallissime ed eleganti di queste piante rendono la strada particolarmente suggestiva, tanto che la gente a piedi ne misura volentieri l’intera lunghezza, che non è poca; due drittissimi chilometri di zafferano.
Da un punto di vista tecnico parliamo di un tratto di strada urbana a doppio senso, con una corsia per ogni direzione di marcia, una delle quali, trenta metri prima di terminare in un incrocio semaforico, si divide in due.
Di queste ultime, quella di sinistra consente la svolta appunto solo a sinistra, mentre l’altra permette di proseguire diritto oppure a destra.
Solitamente, dal lunedì al venerdì intorno alle sette del mattino, gli ultimi trecento metri in prossimità dell’incrocio di questa nostra strada, sono occupati dalle automobili in fila al semaforo.
La coda si forma leggermente spostata sulla destra, poiché la maggior parte delle auto proseguiranno proprio in questa direzione, mentre solo un numero esiguo svolterà a sinistra.
Questo rende piuttosto agevole guadagnare il semaforo spostandosi a sinistra, dando virtualmente vita a quella corsia molto prima che ne compaiano i segni sul manto stradale.
Fin qui è tutto chiaro?
Riassunto dell’uomo della strada: dritto c’è una coda che non ti passa più, di là non c’è nessuno ma puoi girare solo a sinistra.
La carenza di cultura ha tra i suoi pregi lo sviluppo della sintesi.
Tornando alla nostra strada, capita che alcuni automobilisti che debbono proseguire dritti (uno su dodici circa, media calcolata non mi ricordo che mattino d’ottobre 2009), decidano che la cosa migliore da fare è spostarsi a sinistra, superare l’ordinata sequenza di cittadini in diligente attesa sulla corsia di destra, per poi tagliargli la strada nel bel mezzo dell’incrocio riconquistando la direzione principale.
Non ci sarebbe altro da aggiungere se questa mattina, diversa e uguale a tante altre, seduto su una panchina tra due di questi begli alberi, non mi fossi accorto che il colore delle foglie non è affatto giallo.
Quelle dell’alberatura a sinistra del viale si presentano verdissime, mentre quelle a destra sono d’un rosso vivo.
Resto a contemplare questo mistero mentre le automobili imperterrite, continuano a incolonnarsi lungo la bianca fascia d’asfalto.



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giovedì 10 dicembre 2009

fuoco flauto n.8 - Andrej Rublëv













fuoco flauto n.8


Andrej Rublëv

Teofane il greco - E va bene, dimmi una cosa, ma sii sincero, il popolo è ignorante o non è ignorante? Eh? Non mi rispondi.
Andrej Rublëv - E’ ignorante, ma di chi è la colpa di questo?
T - La colpa è della loro stupidità e basta! Tu hai mai peccato a causa della tua ignoranza Andrej?
A - Io come gli altri.
T - E io lo stesso. Signore perdonami nella tua immensa bontà, anche se non lo merito. Il giorno del giudizio si avvicina e noi bruceremo tutti come tante candele e io lo vedo già che cosa succederà quel giorno, ognuno darà la colpa di quello che ha fatto agli altri e giurerà di essere innocente.
A - Come fai a dipingere se hai queste idee, non lo capisco e ad accettare le lodi che ti fanno. Io mi farei eremita e andrei a vivere in una caverna per sempre.
T - Io servo Dio, non gli uomini. Oggi gli uomini ci lodano, domani ci copriranno di insulti e il giorno dopo si dimenticheranno di noi completamente. Si scorderanno di te, si scorderanno di me, si scorderanno di tutti. Tutto è vanità, tutto finisce. L’umanità non sa far altro che ripetere, attraverso gli anni, attraverso i secoli, tutte le sue azioni più basse, quelle che le fanno meno onore. E’ come un circolo vizioso. Se Gesù tornasse sulla terra, io credo che sarebbe crocifisso di nuovo, tale e quale come allora.
A - Se sai ricordare solo quello che è successo di male, la felicità ti sarà sempre sconosciuta.
T - Ah si?
A - Certo, anche le cose cattive vanno ricordate, però… non so, non mi so esprimere bene…
T - Allora è meglio che tu stia zitto e ascolti. Perché mi guardi così?
A - Dimmi una cosa, è mai possibile che soltanto uno possa fare il bene?
T - Ma sicuro, sicuro, ricorda quello che c’è scritto nel nuovo testamento, Gesù andava ad insegnare il bene alle genti nel tempio, e loro poi, per quale scopo si unirono? Solo per crocifiggerlo. Crocifiggilo, urlavano, crocifiggilo! E fu tradito da Giuda e fu rinnegato perfino da Pietro, ed erano i migliori, erano i suoi discepoli.
A - Sì, ma poi si pentirono.
T - Si pentirono dopo, si pentirono quando era troppo tardi, quando era già morto.
A - La gente fa il male purtroppo, questo si sa. Cristo fu venduto da Giuda, ma ci fu ben qualcuno disposto a comprarlo. La gente? Gli scribi e i farisei lo comprarono! Ma non riuscirono a trovare una sola persona disposta a testimoniare, a testimoniare contro l’innocente. Ma i farisei erano maestri nell’arte dell’inganno e si erano impadroniti del potere. Si erano impadroniti del potere e lo mantenevano approfittando dell’ignoranza del popolo. I popoli hanno bisogno che qualcuno ricordi loro che sono popoli, come i russi che hanno un solo sangue, una sola terra. Il male è dappertutto, ci sarà sempre qualcuno disposto a venderti per un pugno d’argento e la sventura si accanisce sempre contro la povera gente. I tartari, le carestie, la peste, e la gente lavora e lavora e lavora e poi porta la sua croce con rassegnazione, senza ribellarsi, senza cercare di difendersi. Si accontenta di pregare il signore perché gliene dia la forza. E’ mai possibile che il signore non predoni loro se sono ignoranti? Certo che li perdonerà. Uno si sente stanco e scoraggiato e capisce che sta per crollare e inaspettatamente, il suo sguardo si incrocia con un altro sguardo umano ed è come se avesse fatto la comunione e si sente rinfrancato, come se gli avessero tolto un peso di dosso. Tu poco fa hai parlato di Gesù, forse lui è morto ed è stato crocifisso proprio per riconciliare dio e gli uomini per sempre. Gesù figlio di Dio era onnipotente e se è morto sulla croce, significa che così doveva essere, significa che questo era il volere di Dio. E quindi non avrebbe mai dovuto generare l’odio in coloro che lo amavano e che gli erano vicini e furono presenti alla sua fine.  Essi lo amavano come uomo e lasciandoli soli al loro destino egli fece quella che era la volontà del padre, ma forse questo fu ingiusto e crudele.
T - Ti rendi conto di quello che hai detto? Potrebbero mandarti in esilio per sempre per le idee che hai manifestato.
A - Questo può darsi, ma anche tu dici sempre quello che pensi.
T - Però io sono un laico, e se voglio dire tutto quello che penso, sono libero di farlo.
Andrej Tarkovskij, Andrej Rublëv, 1966



Andrej Arsenevič Tarkovskij è nato il 4 aprile del 1932 a Zavrazie, nella provincia di Ivanovo, un piccolo villaggio sulle rive del Volga, figlio di Arsenij Aleksandrovič Tarkovskij e di Marija Ivanovna Višnjakova Tarkovskaja… http://it.wikipedia.org/wiki/Andrej_Arsen%27evi%C4%8D_Tarkovskij

Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.




Note

Dall’ “Andrej Rublëv” di Tarkovskij, un dialogo che vede a confronto la visione pessimistica dell’umanità di Teofane il Greco e quella tormentata e dubbiosa ma piena di speranza di Andrej Rublëv. In pochi secondi Tarkovskij, ci parla del senso della storia e della memoria, del rapporto tra Dio e l’uomo, tra l’uomo e i suoi simili e tra il potere e il popolo, ci parla dell’ignoranza come strumento del potere, della durezza del vivere, dello scopo dell’arte, del male e del bene, della difficoltà del credere in Dio e ci mette di fronte alla natura imperfetta dell’uomo. Un momento intensissimo del film, dove il regista esprime il proprio pensiero in tutta la sua forza drammatica ed espressiva, un pensiero universale, attualissimo e profondamente russo al tempo stesso, mentre sullo schermo, in un potente bianco e nero, si svolge una via crucis russa di rara bellezza. L’invito a vedere o rivedere questo capolavoro del cinema è d’obbligo.

sabato 5 dicembre 2009

Un cartone piccolino



La passione per il cinema mi ha portato nei primi anni ’90 a frequentare alcuni corsi di realizzazione video e video editing; durante uno di questi, noiosissimo, ho realizzato questo piccolo cartone.

Avendo a disposizione solo paint e un programma di videoediting elementare, mi sono divertito a mettere insieme questo cartone naif mentre l’insegnante blaterava di non ricordo che meravigliosa peculiarità del tubo catodico ormai morto.

E' l'equivalente dello scarabocchio sul quaderno o sul libro durante le lezioni scolastiche.

A volte anche gli scarabocchi sono interessanti.




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mercoledì 4 novembre 2009

fuoco flauto n. 7 - La neolingua
















Fuoco flauto n.7


La neolingua

Fine della Neolingua non era soltanto quello di offrire un mezzo di espressione per la concezione del mondo e per le abitudini mentali proprie ai seguaci del Socing, ma soprattutto quello di rendere impossibile ogni altra forma di pensiero. Era sottinteso come, una volta che la Neolingua fosse stata definitivamente adottata, e l'Archelingua, per contro, dimenticata, un pensiero eretico (e cioè un pensiero in contrasto con i principi del Socing) sarebbe stato letteralmente impensabile, per quanto almeno il pensiero dipende dalle parole con cui è suscettibile di essere espresso. Il suo lessico era costituito in modo tale da fornire espressione esatta e spesso assai sottile a ogni significato che un membro del Partito potesse desiderare propriamente di intendere. Ma escludeva, nel contempo, tutti gli altri possibili significati, così come la possibilità di arrivarvi con metodi indiretti. Ciò era stato ottenuto in parte con l'invenzione di nuove parole, ma sopratutto mediante la soppressione di parole indesiderabili e l'eliminazione di quei significati eterodossi che potevano essere restati e, per quanto era possibile, dei significati in qualunque modo secondari.  Daremo un unico esempio. La parola libero esisteva ancora in Neolingua, ma poteva essere usata solo in frasi come "Questo cane è libero da pulci" oppure "Questo campo è libero da erbacce".  Ma non poteva essere usata nell'antico significato di "politicamente libero" o "intellettualmente libero" dal momento che la libertà politica ed intellettuale non esisteva più, nemmeno come concetto, ed era quindi, di necessità, priva di una parola per esprimerla. Ma, a parte la soppressione di parole di carattere palesemente eretico, la riduzione del vocabolario era considerata fine a se stessa, e di nessuna parola di cui si potesse fare a meno era ulteriormente tollerata l'esistenza. La Neolingua era intesa non ad estendere, ma a diminuire le possibilità di pensiero; si veniva incontro a questo fine appunto, indirettamente, col ridurre al minimo la scelta delle parole.
[…]Tutte le ambiguità e le sfumature di significato erano state completamente eliminate.
[…]Come abbiamo già veduto nel caso della parola libero , parole che un tempo avevano avuto un significato eretico  venivano pur mantenute, talvolta, per via della convenienza, ma il significato sfavorevole era come purgato. Innumerevoli altre parole, come onore, giustizia, morale, internazionalismo, democrazia, scienza e religione avevano semplicemente cessato del tutto di esistere. Poche parole avevano la funzione di ricoprirle, e ricoprendole le abolivano. Tutte le parole che si raggruppavano attorno ai concetti di libertà e disuguaglianza, per esempio, erano contenute nella semplice parola psicoreato, mentre tutte le parole che si raggruppavano attorno ai concetti di obbiettività e razionalismo erano contenute nell'unica parole archepensare.
[…]In Neolingua era assai raramente possibile seguire un pensiero eretico al di là della pura e semplice percezione, appunto perché esso era eretico:oltre quel punto, le parole che sarebbero state necessarie non esistevano.
[…]La Neolingua, infatti, era distinta da quasi tutte le altre lingue dal fatto che il suo vocabolario diventava ogni giorno più sottile invece di diventare più spesso. Ogni riduzione rappresentava una conquista, perché più piccolo era il campo della scelta e più limitata era la tentazione di lasciar spaziare il proprio pensiero. Si sperava, da ultimo, di far articolare il discorso nella stessa laringe, senza che si dovessero chiamare in causa i centri del cervello.
[…]Una persona cresciuta in Neolingua come sua sola lingua non avrebbe mai saputo che eguale aveva avuto un tempo anche il significato secondario di "eguale politicamente", e che la parola libero  aveva avuto quello di "intellettualmente libero", così come una persona che non conosca affatto la tecnica del gioco degli scacchi non può essere a parte dei significati secondari delle parole regina o torre. Molti delitti ed errori si sarebbero trovati oltre la possibilità d'essere commessi, solo per il fatto che non avevano un nome e quindi o non erano concepibili. E si sarebbe anche potuto prevedere che, con il passare del tempo,  le caratteristiche distintive della Neolingua si sarebbero pronunciate sempre più, le sue parole sarebbero diminuite vieppiù, i loro significati sarebbero diventati sempre più rigidi, e la possibilità di usarli a sproposito si sarebbe ridotta al minimo.
Il giorno che l'Archelingua fosse stata sostituita una volta per tutte dalla Neolingua, si sarebbe infranto l'ultime legame con il passato. […]Ciò significava, in pratica, che nessun libro scritto a un dipresso prima del 1960 si sarebbe potuto tradurre per intero. Questo progetto era chiaramente ammesso nella parola in Neolingua ocolingo, che significava "parlare come un'oca"…
[…]Giunti che saremo alla fine, renderemo il delitto di pensiero, ovvero lo psicoreato, del tutto impossibile perché non ci saranno più parole per esprimerlo.

George Orwell, 1984, Mondadori




George Orwell (pseudonimo di Eric Arthur Blair; Motihari, 25 giugno 1903 – Londra, 21 gennaio 1950) è stato uno scrittore, giornalista e glottoteta britannico. Conosciuto come opinionista politico e culturale… http://it.wikipedia.org/wiki/George_Orwell

Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.




Note

La neolingua immaginata da Orwell era imposta dal partito/potere con la forza e il popolo ci si adattava fino a farne la propria lingua, per paura. Ma distorcere e impoverire il linguaggio per falsare la realtà e limitare la libertà, sono forme di controllo che si possono perseguire in maniera meno cruenta e più sottile di quella descritta in 1984. I mezzi di comunicazione, soprattutto tv e stampa, ce ne danno continui esempi. Nel caso della tv (italiana), basta guardare una trasmissione degli anni ’70, di politica ad esempio, e paragonarla a una odierna; la differenza, per quanto riguarda il linguaggio, è impressionante. Si assiste a una drastica e drammatica, a volte anche comica, riduzione del vocabolario. Per quanto riguarda la stampa, qualcuno si meraviglia più se un giornalista titola un articolo su un incidente stradale: ”Asfalto killer”? Non è forse un ribaltamento di significato e quindi della realtà? Il linguaggio, non solo quello verbale ma anche e ancor di più quello del corpo, viene quotidianamente mutilato e deturpato in quelli che sono i principali canali informativi del paese, laddove per informativi non si intende fornitori di informazioni ma soprattutto di educazione, anche al linguaggio. Questa ecatombe linguistica è sotto gli occhi di tutti e non desta alcuna indignazione né reazione quali desterebbero pire di libri nelle piazze; i mezzi sono più infidi ma lo scopo è il medesimo e il monito di Orwell resta quindi, purtroppo, più che mai valido.  “I limiti del mio linguaggio significano i limiti del mio mondo” scriveva Ludwig Wittgenstein e il nostro è ogni giorno un po’ più limitato.



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venerdì 9 ottobre 2009

La silvietà dello spettacolo*



il presidente del consiglio non ha mandato via dalla rai Luttazzi, Biagi e Santoro e la Guzzanti;
il presidente del consiglio non parla inglese come se avesse ingoiato una scatola di Geomag;
il presidente del consiglio non usa la sua carica istituzionale per favorire le proprie aziende;
il presidente del consiglio non minaccia i giornalisti non prezzolati con il gesto del mitra;
il presidente del consiglio non telefona ai dirigenti rai per raccomandare soubrette;
il presidente del consiglio non ha mai dato del Kapò all’europarlamentare Schultz;
il presidente del consiglio non paga i giornalisti perché scrivano ciò che vuole lui;
il presidente del consiglio non elargisce posti in cambio di prestazioni sessuali;
il presidente del consiglio non fa un uso personale della televisione di stato;
il presidente del consiglio non è entrato in politica per salvarsi dai processi;
il presidente del consiglio non ha alcun problema con la lingua italiana;
il presidente del consiglio non assegna poltrone con criteri clientelari;
il presidente del consiglio non ha mai dato dei coglioni agli italiani;
il presidente del consiglio non fa gaffe con i potenti del mondo;
il presidente del consiglio non va a letto con le minorenni;
il presidente del consiglio non ha boicottato Montanelli;
il presidente del consiglio non si fa leggi ad personam;
il presidente del consiglio non frequenta prostitute;
il presidente del consiglio non si è fatto il lifting;
il presidente del consiglio non usa cocaina;
il presidente del consiglio non usa il viagra;
il presidente del consiglio non è mafioso;
Il presidente del consiglio non mente;
le stragi degli anni 70 sono imputabili a Renato Rascel, difatti, dopo morto non ce ne sono più state;
le nano-particelle non sono cancerogene, almeno non le sette nano-particelle conosciute;
Osama Bin Laden è un produttore giapponese di pennarelli;
il DC-9 Itavia è esploso su Ustica a causa di una scorreggia;
le Twin Tower sono state abbattute dagli alieni;
la squola itagliana è la migliore del mondo;
Enrico Mattei è morto annegato;
la chiesa cattolica è povera;
Gesù di Nazareth era ateo;
Giuliano Ferrara è magro;
il Duce non era fascista;
Il petrolio è potabile;
la merda è buona;
il bianco è nero;
il male fa bene.
Il sì è no;
.




*La società dello spettacolo, di Guy Debord: http://it.wikipedia.org/wiki/Guy_Debord

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domenica 4 ottobre 2009

fuoco flauto n.6 - La società orizzontale


















fuoco flauto n.6


La società orizzontale 

Esiste un modo di intendere la comunità che non si basa sulle gerarchie, ma sull’idea che l’umanità si promuova attraverso un percorso armonico in cui la collaborazione di ciascuno, secondo le proprie possibilità, contribuisce all’emancipazione dei singoli e al progredire della società nel suo insieme. 
L’elemento fondante è l’esatto contrario di quello che porta alla sperequazione, alla separazione e all’esclusione. L’umanità non vive, non si emancipa, non progredisce attraverso la selezione, ma prestando attenzione a ogni suo componente. L’origine di questa idea sta nella convinzione che ogni persona è in sé apprezzabile, costituisce un valore, una dignità. Tale modo di intendere è a sua volta conseguenza del riconoscere nell’altro la stessa “natura” che ciascuno vede in se stesso. […] 
Il riconoscimento dell’altro, di tutti gli altri, ha come effetto la percezione dell’essere parte del genere umano ( e non di settori specifici dell’umanità […]) e la consapevolezza dell’esistenza di un collegamento con ciascuno dei suoi componenti, costituito dal comun denominatore della specie.[…] 
Ritenere che l’umanità migliori migliorando ogni suo componente non è soltanto un modo di sentire, una convinzione esistenziale di fondo, ma è anche una concezione basata su criteri di utilità, la quale si sviluppa sulla falsariga di due  diversi profili. 
Sotto un primo aspetto, muovendo dall’osservazione che, in diversa misura, tutti possono contribuire al progredire della società, risulta evidente che a lungo andare, l’esclusione dei “diversi” non farebbe altro che ritardare o addirittura impedire uno sviluppo armonico della specie umana.[…]
Sotto il secondo aspetto, osservando lo stato attuale dell’evoluzione, risulta evidente che il crescente aumento delle penalizzazioni (estrema indigenza di una parte consistente dell’umanità, […] moltiplicazione degli armamenti […]) che già colpiscono o sono in grado di colpire chiunque in un prossimo futuro, dipende proprio dall’applicazione del modello di sviluppo opposto. 
Il modello organizzativo della società orizzontale prevede una distribuzione omogenea dei carichi e delle possibilità, dei doveri e dei diritti, in particolare di quelli fondamentali, vale a dire quelli che costituiscono la base per un’esistenza dignitosa e il presupposto per l’emancipazione dell’individuo. Se, come si è visto, la persona è dignità in sé, se è un valore, ne conseguono il diritto alla vita e quello a esprimere la propria opinione, quelli a muoversi liberamente nel territorio, ad associarsi con altri per perseguire fini leciti, alla libertà personale, ad avere una casa, a ricevere un’istruzione, a curare la propria salute, a trovare un lavoro. 
Poiché ogni persona è dignità e valore, questi diritti sono riconosciuti a  qualsiasi membro della società, senza alcuna eccezione. Di conseguenza, nessuno può essere eliminato fisicamente, ridotto alla condizione di schiavo, ostacolato nel manifestare il proprio pensiero. Allo stesso tempo ciascun membro della società ha il dovere di non attentare alla vita altrui, di non sottomettere le altre persone per soddisfare i propri interessi, di non togliere agli altri la parola e via dicendo.[…] 
Dire che “siamo tutti uguali di fronte alla legge” significa affermare che chiunque si trovi in condizioni analoghe va trattato allo stesso modo degli altri.[…] 
L’uguaglianza di fronte alla legge non ha la conseguenza di far diventare le vite delle persone tutte uguali come delle fotocopie, costringendo a un’esistenza uniforme e ripetitiva. Garantendo il riconoscimento dei diritti fondamentali (in primo luogo quello alla vita) da una parte e dell’uguaglianza di fronte alla legge dall’altra, ciascuno resta artefice della propria emancipazione. 
La società di tipo orizzontale è qualificata non dal percorso che i suoi partecipanti si disegnano vivendo, ma dalla garanzia che tale percorso possa essere intrapreso da tutti in condizioni non discriminate, in cui ciascuno abbia a disposizione ogni strumento possibile.[…] 
Nella società orizzontale, infatti, considerato il principio dell’uguaglianza, ciascuno dei suoi partecipanti è titolare di una serie non indifferente di scelte, tra le quali figura anche la designazione di chi si assume il compito di amministrare la società. Per poter scegliere occorre conoscere le alternative; l’informazione quindi è indispensabile per l’esistenza stessa di questo tipo dio società.

Gherardo Colombo, Sulle regole, Feltrinelli


Gherardo Colombo http://it.wikipedia.org/wiki/Gherardo_Colombo

Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.




Note

“La giustizia non può funzionare se i cittadini non comprendono il perché delle regole. Se non lo comprendono tendono a eludere le norme, quando le vedono faticose, e a violarle,quando non rispondono alla loro volontà. Perché la giustizia funzioni è necessario che cambi questo rapporto”.
Questa la tesi da cui muove Colombo per vergare un testo la cui semplicità è forza. Chiarezza ed evidenza sono i motivi per cui “Sulle regole” va in profondità e ci resta come mattone fondante del nostro senso civico. Il classico testo che dovrebbe essere inserito nel programma scolastico italiano (se in Italia ci fosse una scuola decente). Cristallino negli esempi quanto nelle intenzioni, dice Colombo:  “Mi sono dimesso per portare il mio granellino di sabbia sulla strada del cambiamento. Queste pagine sono una parte di quel granellino”. Più che un granellino è un monolite, di quelli che fanno evolvere la specie; speriamo ne arrivi presto un altro.


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Passiflorape
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