...nel mio mondo il cemento più saldo è quello disarmato.

giovedì 11 dicembre 2008

100




Oggi Manoel De Oliveira ha compiuto 100 anni, auguri!

Di seguito la sua incredibile filmografia* tra cui mi permetto di consigliare almeno quattro film segnati in rosso:


1931: Douro, lavoro fluviale (Douro, faina fluvial)
1932: Ulha Branca, documentario

1932: Estatuas de Lisboa, documentario

1938: Ja se fabricam automoveis em Portugal, documentario

1938: Miramar, praia das rosas, documentario

1939: Famalicão, documentario

1942: Aniki Bóbó

1956: Il pittore e la città (O pintor e a cidade)

1958: O coração, documentario incompiuto

1959: Il pane (O pão), documentario

1959: Ai quadri di mio fratello Giulio (As pinturas do meu irmão Julio)

1963: Atto di primavera (Acto da primavera)

1963: La caccia (A caça)

1964: Vila verdinho, documentario

1971: Passato e presente (O pasado e o presente)

1975: Benilde o la Vergine madre (Benilde ou a Virgem-mãe)

1978: Amor di perdizione (Amor de Perdição)

1981: Francisca

1982: Conversazione privata (Visita, ou Memorias e confissões)

1982: Lisboa cultural, documentario

1983: Nice... A propos de Jean Vigo, documentario

1984: Reflexão de Manuel Casimiro - A proposito da bandeira nacional

1985: Le soulier de satin

1986: Mon cas

1988: I cannibali (Os Canibais)

1990: No, o La folle gloria del comando (Non ou a vã gloria de mandar)

1991: La divina commedia (A divina comédia)

1992: O dia do desespeo

1993: La valle del peccato (Vale Abraão)

1994: A Caixa

1995: I misteri del convento (O Convento)

1996: Party

1997: Viaggio all'inizio del mondo (Viagem ao principio do mundo)

1998: Inquietudine (Inquietude)

1999: La lettera (A Carta / La Lettre) di cui realizza solo la regia

2000: Parola e Utopia (Palavra e Utopia)

2001: Ritorno a casa (Je Rentre à la Maison)

2001: Porto da Minha Infância, documentario

2002: Il principio dell'incertezza (O Principio da Incerteza)

2002: Momento, uscito direttamente in Home Video

2003: Un film parlato (Um Filme Falado)

2004: Il Quinto Impero - Ieri come oggi (O Quinto Império - Ontem como Hoje)

2005: Specchio magico (Espelho magico)

2005: Do Visível ao Invisível

2006: Bella sempre (Belle toujours)

2006: O Improvável Não é Impossível

2007: Chacun son cinéma ou Ce petit coup au coeur quand la lumière s'éteint et que le film commence

2007: Cristóvão Colombo - O Enigma

2008: O Vitral e a Santa Morta

2008: Romance de Vila do Conde

2009: Singularidades de uma Rapariga Loira, in produzione


* da Wikipedia

martedì 25 novembre 2008

Holodomor - Голодомор



Oggi, 25 Novembre 2008, ricorre il 75° anniversario dell'Holodomor, la carestia pianificata da stalin nel biennio 1932/33 per sopprimere la popolazione Ucraina, che causò la morte di 7/10 milioni di persone per fame e di cui in Italia quasi nessuno sa nulla.
Il governo Ucraino chiede che l'holodomor sia riconosciuto come genocidio in quanto fatto intenzionale volto a sopprimere le rivolte contadine contro l'oppressione e lo sfruttamento da parte del governo sovietico.
A favore di questa tesi vi sono quantità impressionanti di testimonianze e prove, alcune delle quali provenienti direttamente dagli archivi governativi dell'ex Unione Sovietica, aperti dopo il crollo del regime comunista.
Nonostante ciò il governo Russo nega l'intenzionalità dell'holodomor liquidando il fatto come frutto di una politica agricola sbagliata, ma involontaria.

Il parlamento europeo lo ha riconosciuto "Crimine contro l'umanità".

Consiglio la lettura del libro di Robert Conquest, "Raccolto di Dolore - collettivizzazione sovietica e carestia terroristica" ed. fondazione liberal - euro 20.

Interessante anche la voce holodomor su wikipedia:
http://it.wikipedia.org/wiki/Holodomor



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La porta dell'Ucraina
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giovedì 16 ottobre 2008

Nello stagno di piombo

Nello stagno di piombo, alcune rane di rame guardavano invidiose leggere libellule legger libri librandosi nei loro cappotti di peltro e dicevano: -potessimo aver noi dei cappotti così belli, chissà come salteremmo in alto!-
Ma altre rane non eran d’accordo: -in alto sì, ma non nello stagno; i cappotti di peltro vi terrebbero a galla e non potreste più fare il bagno!-
Non badavano a loro una cavalletta d’ottone e un grillo di ghisa che sul limitar della lamiera limavano lame di luna.
Nella sera brunita s’azzardò la formica: -invece di dire sciocchezze pensate a cromare le vostre sconcezze!-
Dal fosco del bosco un gufo di ruggine losco spiava la scena con occhi tondini da rami nascosto.
Intermittenti come ferri roventi, lucciole sbronze di bronzo volavano a zonzo.
Tutti i paraggi eran zeppi d’ortaggi, grano tornito e ingranaggi, viti senz’uva e senza bulloni, chiodi spuntati a regger covoni.
Piena di fili spinati d’erba appuntita, la campagna d’acciaio era proprio un vespaio…
...se ci vai, attento alle dita!

Stefano berardi


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sabato 11 ottobre 2008

Soggiorno in Ucraina



Presto pubblicherò il mio primo libro dal titolo (provvisorio) "Soggiorno in Ucraina".


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Molokò
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giovedì 9 ottobre 2008

Dal diario dell'uomo in mutande: Teoria e Terapia.

Ernia.
Raccomandato chirurgo agopuntore vietnamita.
Appuntamento ore 7.30, studio sul lungolago.
Mattinata frizzante senza anidride carbonica aggiunta e anticipo di 15 minuti.
Brezza di marzo nelle orecchie, orecchie in ascolto al frangersi delicato delle onde lacustri.
La giornata pare cominciare nel migliore dei modi; uno di quei rari momenti in cui si ha l’impressione di vedere il mondo come potrebbe essere.
Profumo di pane, gente che lavora, senza fretta, pare spensierata, l’aria trapuntata del canto degli uccelli e il lago sveglio che mi parla come un amico.
E’ ora, entro nello studio.
La sala d’aspetto é un locale ampio e lungo stile taverna con al centro un tavolo altrettanto lungo di legno massiccio finto medioevale; troppo lungo e troppo massiccio.
Alle pareti sono fissate diverse macchinette degli anni 30 per la timbratura dei cartellini dei lavoratori e una cover strumentale dei beatles, in stile new age con tanto di sakuachi, fa da colonna sonora.
Al tavolo diverse persone raccontano quanto abbia loro giovato la tal terapia naturale piuttosto che l’altra.
Mi siedo come il primo giorno delle elementari e come allora per gli altri non esisto; per fortuna.
E’ il mio turno e invisibile entro in una porticina laterale da dove un tizio in camice chiama il mio nome.
Il tizio è il medico vietnamita di cui scordo sempre il nome e finisco per chiamare Tran Anh Hung come il regista.
Alcune domande, una breve visita, uno sguardo agli esami ma non ai referti; totale 5 minuti scarsi.


Visita + diagnosi + terapia + appuntamenti = 5 min.


Visione del mondo luminare vietnamita = 15 min.


-Sua condizione chiarissima, ma medici cattivi ordinano tanti esami che non servono.
O incapaci o disonesti. Pirati! Ecco quello che sono, io dico che pirati!
Anche giovani dottori vedono maestri comportarsi disonestamente, come ipocriti e anche loro fanno così. Medici cattivi, politici cattivi, umanità cattiva.
Destra dice che sinistra stronzi, sinistra dice che destra stronzi, hanno ragione tutti e due.
Tutti stronzi. Anche io e lei. Tutta umanità è malvagia.
Saperlo rende migliori, ma tutti malvagi.
Poi ognuno con sua intelligenza, con sua sensibilità diventa più o meno civile ma natura umana malvagia.-
Le idee del luminare mi ricordano una frase da un film di Abel Ferrara: -non siamo malvagi perché facciamo del male, ma facciamo del male perché siamo malvagi.-
E Bresson:- Il diavolo probabilmente– e anche…
…vabè, il mondo non è prefetto o non lo siamo noi.
Bicchiere mezzo pieno, bicchiere mezzo vuoto?
Teorie.
Saluto il medico.

Fuori il sole è già caldo e mi dispiace lasciare la riva del lago.
Un gatto sdraiato, con gli occhi semichiusi, si gode il fluire della vita; al riguardo pare avere le idee ben chiare.
Potessi prendere la vita come lui!

Gatto è bello.

Parto.



Aggiornamento al diario.

La diagnosi e quindi anche la cura del luminare, si sono rivelate completamente sbagliate.
Sospetto fortemente anche delle sue teorie.

Un’ amica vedendo le prescrizioni mi ha detto: -Però il nome è esotico e la scrittura elegante-
Dal canto mio avrei preferito si chiamasse Rossi, scrivesse male come tutti gli altri medici e indovinasse la cura.


Stefano Berardi


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L’uomo in mutande non scrive un racconto


Seduto sul water, da vero filosofo, si grattò contemporaneamente una natica con la penna e la testa con il taccuino, poi, mentre si concentrava sia per pensare che per farla , notò i rumori provenienti dall’esterno: il cinguettio degli uccelli, le voci dei ragazzi che giocavano, il ronzio delle falciatrici estivi insetti giganti.

Gli parve persino di sentire l’odore dell’erba appena tagliata.
Si ricordò di quand’era bambino chiuso in casa a fare i compiti e da fuori, attraverso le finestre, come adesso, arrivavano le risa degli amici e i rumori della vita.
Si ricordò anche, chissà perché, della dolcezza di sua madre; com’era dolce…
Dov’era finita adesso quella dolcezza?

Non sapeva… ed i ricordi erano vaghi, come filmini muti e sovraesposti.

Si scosse e ricominciò a concentrarsi.
“Una cosa per volta” si disse, “prima faccio la cacca, poi scrivo”.
Finita la seduta, proprio mentre voleva tornare al racconto, i rumori da fuori, lo rapirono ancora ed accostandosi alla finestra anche i colori.
L’erba e le foglie giovani erano d’un verde luminoso e uccelli e insetti sgargianti, saettavano tutt’intorno e il profumo della vita riempiva l’aria.
Ritornò ancora per un istante alla sua infanzia, all’agrodolce del ricordo, poi si scosse nuovamente.
Lui aveva falciatrici inzuppate nel cesso invece di madeleine intinte nel thè.

“Ma chi ha voglia di scrivere in una giornata così” si disse, “e con questa puzza adesso poi…
…ma chi se ne frega!”
Abbandonò penna e taccuino, s’infilò i sandali e uscì.

Passeggiando nell’erba fresca fischiettava: Fìfìfì-firifirifirifìfìfì…

Stefano Berardi



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lunedì 29 settembre 2008

Mauricio Kagel

Mauricio Kagel
Buenos Aires, 24 dicembre 1931 – Colonia, 18 settembre 2008

"I bambini imparano troppo presto le note dell'ottava e la scala cromatica.
Gli danneggia la fantasia.
Prima della scuola bisognerebbe vietare ai bambini gli strumenti temperati.
A quell'età bisogna soprattutto scoprire i rumori.
Ma tutta l'educazione musicale milita contro il rumore".




giovedì 11 settembre 2008

Ciao Mario.


Mario Rigoni Stern
Asiago, 1 novembre 1921 - Asiago, 16 giugno 2008

« spegnete la televisione e andate a giocare all'aperto, per capire le ore del giorno, per entrare nei segreti delle stagioni e, quando potete, gridate la gioia di vivere»

« Dico solo che la nostra maniera di vivere è sbagliata, che il mondo che stiamo vivendo è fatto per consumare e che il consumo consuma anche la natura. Consumando la natura, noi consumiamo l'uomo: consumiamo l'umanità.»

lunedì 8 settembre 2008

Pubblico impiego - uncut*

Tutto quello che avreste sempre voluto sapere (e che brunetta non dice) e che non avete mai osato chiedere sul pubblico impiego (perché tanto si sapeva già).


A chi non è mai capitato di imbattersi in un impiegato pubblico incompetente o maleducato? Chi può dire di non essersi mai scontrato con la burocrazia di qualche Kafkiano ente pubblico? Chi non si è mai indignato scoprendo gli sprechi di qualche apparato statale?

Ben pochi, credo.

Il Pubblico impiego sta male, vi sono problemi di ogni genere e i fannulloni esistono e in quantità: chi lo nega (dipendenti pubblici, politici e sindacalisti) o è parte integrante del problema o è cieco e sordo, ma... la rivoluzione del grande inquisitore Brunetta fa acqua da tutte le parti.

Chiunque conosca dall'interno i problemi della pubblica amministrazione sa che si tratta solo di un'operazione mediatica/economica che non cambia i problemi che lo stesso Brunetta denuncia (guardandosi bene dal dire chi e come, ha ridotto il pubblico impiego in questo stato, il che equivarrebbe a denunciare soprattutto la sua stessa casta).
Per risolvere molti dei problemi di cui parla il Ministro, basterebbe far osservare le norme già esistenti.

Il Min. Brunetta, non ha, al momento, fatto alcunché di serio per risolvere tali problemi, sempre che gli interessi.

Ha però inacidito ancor di più l'opinione pubblica verso gli statali (ma non ce n'era bisogno): si è fatto la miglior campagna pubblicitaria possibile, gratis e ha trovato nuovi fondi per sanare gli incolmabili buchi del bilancio dello stato.

Scatenare lotte sociali fittizie (pubblico-privato), è una vecchia tecnica che funziona sempre: mentre mezz’Italia s’indigna contro la Pubblica Amministrazione, i veri responsabili si fanno gli affari loro.

Che cosa denuncia il Brunetta e cosa lamenta la gente?

In sostanza che nella Pubblica Amministrazione c'è un sacco di gente che ozia e che gli enti pubblici funzionano malissimo.
E chi ha mai detto il contrario?

Lo sanno tutti.
Ma se hai un problema è logico cercarne la causa (chissà come mai il ministro non lo fa?).

Vediamo dunque il perché di tale situazione, che è di una semplicità disarmante: la massima dirigenza della pubblica Amministrazione è scelta secondo criteri politico/clientelari, appunto, dai politici (Brunetta appartiene proprio a tale categoria); a cascata i problemi derivati dalle scelte di tali dirigenti in materia di appalti, organizzazione, assunzioni, ecc...

E’ ovvio che tali criteri non possono che portare a tutto tranne che alla qualità e alla trasparenza, difatti, negli anni questa prassi ha portato al bel risultato di avere un esercito di incompetenti che ha ottenuto il posto con il voto di scambio o peggio.

Dal dopoguerra ad oggi e soprattutto nel meridione, questo modo di agire ha dato solidità politica/mafiosa a molti; uno zoccolo duro di elettori.

E’ chiaro che al sud, c’era e c’è una situazione economica e culturale che permette di meglio utilizzare tale sistema che comunque è stato esportato con successo ovunque.

Se sanno tutti che è così, allora perché prendersela con l'ultimo anello della catena?

Anche questo è cristallino: perché è l'anello più debole!

Ancora qualche considerazione.

Come si sentiranno, dopo i complimenti del ministro della Pubblica Amministrazione, le persone oneste presenti nella pubblica amministrazione stessa, che già se la passano male in ambienti dalle dinamiche etiche di cui sopra?
No, ma… sai, lui quelli lì, li premia.
Davvero? E come? Andrà personalmente a sincerarsi del merito di ognuno o si affiderà ai dirigenti di ogni ente, i quali si affideranno ai capi settori e così via?

Ma siccome i dirigenti sono lì grazie ai criteri di cui sopra, chi saranno i gratificati?
Ho assistito in passato a un esperimento di premi per merito; bene, se volevate una lista dei più fannulloni, leccapiedi e raccomandati di quell'ente, eccola pronta! Corrispondente in toto alla lista dei premiati per merito (dite la verità: non ve l'aspettavate, eh?!).


In fine.

Si sente spesso dire che l'impiegato pubblico è fin troppo ben retribuito; semmai è vero per i dirigenti, non certo per l’impiegato di basso livello che arriva a mala pena alla fine del mese e la cui retribuzione è, come lui, pubblica.

Domanda: avendo un parlamento composto dai politici più assenteisti e più pagati d’Europa, zeppo di condannati in via definitiva, raccomandatori di veline, ecc. se il ministro Brunetta è in vena di crociate, perché non comincia dalla sua categoria? Chi è più pubblico impiegato di un politico? Poi potrà pretendere dagli altri.


Una versione ridotta è stata pubblicata su BSnews.it per gli amici di Beppe Grillo di Brescia, Lunedì 8 Settembre 2008

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martedì 26 agosto 2008

Physiologus


*Physiologus 1: Il Proteo

Alcuni giorni fa, di rientro da un viaggio in Ucraina, ho fatto tappa in Slovenia per visitare le famose grotte di Postumia (Postojna in sloveno).

Un trenino porta i visitatori lungo un percorso di un paio di chilometri all’interno della grotta, fino ad uno spiazzo dove avviene uno smistamento per provenienza o meglio per lingua: il gruppo di fronte al cartello ITALIANO è il più numeroso.

La guida, con un accento alla Gustav Thöni, ci fornisce alcune informazioni utili e ci raccomanda di non fare fotografie con il flash, poiché la sua luce è l’innesco per la fotosintesi di alcuni muschi che possono compromettere sia il delicato ecosistema della grotta e dei suoi abitanti, sia l’aspetto estetico. Per questo motivo, per l’illuminazione del percorso sono state usate speciali lampade a luce fredda. Ci Spiega anche che la continua violazione di questa raccomandazione obbliga la sovrintendenza a periodiche, costose e delicate operazioni di pulizia della grotta.

Si prosegue poi a piedi lungo un percorso guidato di circa un chilometro e mezzo. Mi precede un gruppetto di ragazzi intorno ai trent’anni, uno dei quali scatta una quantità impressionante di fotografie, tutte rigorosamente con il flash. Una ragazza del gruppo lo prega di smettere e ottiene come risposta un’alzata di spalle e un “Che ci vuoi fare, sono fatto così… tanto qualcuno pulirà”. “Tipico Italiano” risponde un altro ragazzo del gruppo.

La visita prosegue ed eccoci finalmente al pezzo forte, la vasca dei Protei!

Il Proteo, è un animale di cui si sa ancora veramente poco, ma quel poco è incredibile. Si tratta di un piccolo anfibio cieco dalle forme elegantissime, pare un piccolo drago, scoperto solo nel 1768. E’ di color rosa (se n’è scoperta anche una varietà nera); in cattività è ovoviviparo e in libertà è viviparo; campa fino a cent’anni, si nutre di plancton; è in grado di vivere trent’anni senza cibo e Il suo habitat è limitato a poche grotte europee appunto nell’area sloveno-triestina. L'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, lo classifica come Vulnerabile, cioè ad alto rischio di estinzione. La vasca c’è, ma dei Protei nessuna traccia. La guida ci spiega che li hanno dovuti spostare, a causa dei flash e del lancio di monetine e sporcizia varia all’interno della vasca, da parte dei visitatori. Ora sono in un vivaio in una struttura accanto all’entrata della grotta, visitabile a pagamento. “Bella scusa, così ci fanno pagare due volte!” non manca di sottolineare lo stesso ragazzo dal click facile.

Ho chiesto all’IUCN come sono classificati gli idioti nella tabella di conservazione della natura. Mi hanno risposto che non sono nemmeno entrati in classifica: Peccato!

* Il Physiologus è una piccola opera redatta ad Alessandria d'Egitto, probabilmente in ambiente gnostico, tra il II e il IV secolo d.C. da autore ignoto. Essa contiene la descrizione simbolica di animali e piante (sia reali che immaginari) e di alcune pietre, i quali, presentati in chiave allegorica attraverso alcune citazioni delle Sacre Scritture, rimandano a significati metafisici inerenti le realtà celesti o il comportamento umano.

Pubblicato su BSnews.it per gli amici di Beppe Grillo di Brescia, Martedì 26 Agosto 2008.

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giovedì 22 maggio 2008



E' difficile fare le cose difficili:

parlare al sordo

mostrare la rosa al cieco.

Bambini, imparate a fare le cose difficili:

dare la mano al cieco,

cantare per il sordo,

liberare gli schiavi che si credono liberi.


(Da "Parole per giocare", 1979)

giovedì 8 maggio 2008

Piccolifuochi



Comunicato

La neonata casa editrice Piccolifuochi cerca materiale da pubblicare: narrativa di ogni genere e saggistica.
Tutti coloro che desiderassero pubblicare il proprio manoscritto possono inviarne una copia a mezzo posta al seguente indirizzo:
Piccolifuochi c/o Ezio MartinazziVia Campassi, 1125040 Esine (BS)


La spedizione del materiale non implica nessun tipo di impegno da parte del mittente.


http://www.piccolifuochi.it/

Sulle Regole


Perchè?

Ho lasciato la magistratura dopo oltre trentatré anni, dopo aver fatto prima il giudice, poi il pubblico ministero, poi di nuovo il giudice. Mi sono dimesso perché indagine dopo indagine, processo dopo processo, sentenza dopo sentenza mi sono convinto che mi sarebbe stato impossibile -da quel momento- contribuire a rendere l'amministrazione della giustizia meno peggio di quel che è.

Progressivamente mi sono convinto che, perché la giustizia cambi, sarebbe stato utile piuttosto intensificare quel che già cercavo di fare nei momenti lasciati liberi dalla professione: girare per scuole, università, parrocchie, circoli e in qualunque altro posto mi invitassero a dialogare sul tema delle regole. La giustizia non può funzionare se il rapporto tra i cittadini e le regole è malato, sofferto, segnato dall'incomunicabilità. Non può funzionare l'amministrazione della giustizia, quel complesso che coinvolge i giudici, i tribunali, le corti, gli avvocati, i pubblici ministeri, le prigioni, le persone sul cui destino tutto ciò incide il più delle volte pesantemente. E non può funzionare la giustizia intesa come punto di riferimento, come base dei rapporti tra gli abitanti del mondo, dispensatrice, prima ancora che verificatrice, di quel che spetta e quel che è tabù, delle possibilità e dei carichi, degli ordini e dei divieti, delle limitazioni e della libertà. La giustizia non può funzionare se i cittadini non comprendono il perché delle regole. Se non lo comprendono tendono a eludere le norme, quando le vedono faticose, e a violarle, quando non rispondono alla loro volontà.Perché la giustizia funzioni è necessario che cambi questo rapporto. Mi sono dimesso per portare il mio granellino di sabbia sulla strada del cambiamento. Queste pagine sono una parte di quel granellino.

Gherardo Colombo, Sulle Regole

Feltrinelli

venerdì 11 aprile 2008






Giorni




che la minima buona azione vale la più bella poesia




Piero Jahier


giovedì 20 marzo 2008

FREE TIBET



In occasione del 49° anniversario della pacifica insurrezione del popolo tibetano, avvenuta a Lhasa il 10 marzo 1959, offro le mie preghiere e rendo omaggio agli uomini e alle donne del Tibet che con coraggio hanno sopportato inenarrabili privazioni e sacrificato le loro vite per la causa del popolo tibetano.
Esprimo la mia solidarietà a coloro che oggi subiscono la repressione e i maltrattamenti. Saluto i tibetani dentro e fuori il Tibet, i sostenitori della nostra causa e tutti coloro che amano la giustizia.
Per quasi sei decenni i tibetani dell’intera area del Tibet, conosciuta come Cholkha- Sum (l’insieme delle tre Regioni dell’U-Tsang, del Kham e dell’Amdo), sono stati costretti a vivere, a causa della repressione cinese, in uno stato di costante paura, intimidazione e sospetto. Tuttavia, oltre a conservare la fede religiosa, il senso del nazionalismo e la loro peculiare cultura, i tibetani sono riusciti a mantenere viva la propria aspirazione alla libertà.
Nutro grande ammirazione per queste speciali doti del mio popolo e per il suo indomabile coraggio. Ne sono estremamente soddisfatto e fiero. In tutto il mondo, numerosi governi, organizzazioni non governative e individui, interessati alla pace e alla giustizia, hanno significativamente sostenuto la causa del Tibet. In particolare, nel corso dell’ultimo anno, i governi e gli abitanti di molti paesi ci hanno manifestato il loro appoggio con gesti significativi.
Desidero esprimere la mia gratitudine a tutti loro. Il problema del Tibet è molto complesso e, per la sua natura, abbraccia molti temi: la politica, la natura della società, la legge, i diritti umani, la religione, la cultura, l’identità di un popolo, l’economia e le condizioni dell’ambiente naturale.
Di conseguenza, per risolvere il problema tibetano è necessario adottare un metodo di approccio onnicomprensivo, che sia di beneficio a tutte le parti in causa piuttosto che a una sola.
Per questo motivo, ci siamo attenuti con fermezza ad una politica, quella della Via di Mezzo, in grado di garantire vantaggi reciproci e per molti anni ci siamo impegnati con sincerità e costanza per conseguire questi risultati.
A partire dal 2002, i miei inviati hanno intrattenuto sei tornate di colloqui con le competenti autorità della Repubblica Popolare Cinese e hanno discusso argomenti di rilevante importanza.
Questi colloqui a largo spettro hanno dissipato alcuni dei loro dubbi e ci hanno dato l’opportunità di chiarire le nostre aspirazioni, ma non hanno prodotto alcun risultato concreto circa la questione fondamentale. Inoltre, nel corso di questi ultimi anni, il Tibet ha assistito ad un aumento della repressione e della brutalità. Malgrado questi incresciosi sviluppi, rimane immutata la mia posizione e la mia determinazione a portare avanti la politica dell’approccio della Via di Mezzo e a continuare il dialogo con il governo cinese.
Uno dei maggiori problemi della Repubblica Popolare Cinese è la mancanza di legittimazione del suo governo in Tibet. Il governo cinese potrebbe rafforzare la sua posizione attuando una politica in grado di soddisfare il popolo tibetano e di guadagnarne la fiducia.
Se saremo in grado di giungere ad un accordo basato sul reciproco consenso, allora, come ho già molte volte affermato, mi adopererò in ogni modo per ottenere il sostegno del popolo tibetano. Oggi in Tibet, in seguito ai numerosi e poco lungimiranti interventi del governo cinese, l’ambiente naturale è seriamente danneggiato.
La politica cinese di trasferimento della popolazione ha fatto sì che il numero dei non tibetani sia sensibilmente aumentato mentre i tibetani autoctoni sono ridotti ad una minoranza all’interno della loro stessa nazione. Inoltre, la lingua, le usanze e le tradizioni del Tibet, espressione della vera natura e identità del popolo, stanno gradualmente scomparendo e i tibetani sono sempre più assimilati alla preponderante popolazione cinese.
In Tibet, la repressione è in continuo aumento, con numerose, inimmaginabili e gravi violazioni dei diritti umani, il rifiuto della libertà di culto e la politicizzazione delle questioni religiose.
Questa situazione è causata dalla mancanza di rispetto del governo cinese nei confronti del popolo tibetano, è la conseguenza degli impedimenti che il governo di Pechino, deliberatamente, pone alla base della sua politica di unificazione delle etnie, che di fatto crea discriminazioni tra tibetani e cinesi. Chiedo pertanto alla Cina di porre fine immediatamente a tale politica.
Sebbene le aree abitate dai tibetani siano designate con nomi diversi, quali regione autonoma, prefettura autonoma o contea autonoma, l’autonomia è di fatto solo nominale e non reale.
Queste aree sono in realtà governate da persone che non conoscono la situazione locale e sono sotto l’egida di quello che Mao Zedong chiamava “Sciovinismo Han”.
Di conseguenza, la cosiddetta autonomia non ha arrecato alcun beneficio tangibile alle etnie interessate. Questa politica fraudolenta, incurante della realtà, sta enormemente danneggiando non solo i due gruppi etnici, ma la stessa unità e stabilità della Cina.
È importante che il governo cinese, come affermò Deng Xiaoping, “cerchi la verità dai fatti”, nel vero senso del termine. Quando, davanti alla comunità internazionale, sollevo il problema del benessere del popolo tibetano, il governo cinese mi critica duramente.
Ma fino a che non troveremo una soluzione di reciproco beneficio, ho la responsabilità storica e morale di continuare a parlare liberamente a nome del mio popolo.
Tuttavia, è noto a tutti che, da quando la leadership politica della diaspora tibetana è eletta direttamente dal popolo, sono in uno stato di semipensionamento.
In virtù del suo grande progresso economico, la Cina sta diventando una nazione potente.
Non possiamo che rallegrarcene, ma il potere acquisito offre altresì alla Cina l’opportunità di svolgere un importante ruolo sul palcoscenico globale.
Il mondo sta ansiosamente aspettando di vedere in che modo l’attuale leadership cinese metterà in pratica i concetti pubblicamente espressi di “società armoniosa” e “crescita pacifica” alla cui realizzazione il solo progresso economico non è sufficiente: sono necessari sostanziali miglioramenti nei settori del rispetto dello stato di diritto, della trasparenza, del diritto all’informazione e della libertà di parola.
E poiché all’interno della Cina coesistono molte etnie, al fine di salvaguardare la stabilità del paese è necessario che ad ognuna sia garantita l’uguaglianza e la libertà di proteggere le rispettive e peculiari identità.
Il 6 marzo 2008 il Presidente Hu Jintao ha dichiarato: “Stabilità e sicurezza in Tibet significano stabilità e sicurezza nel paese”. Ha aggiunto che la dirigenza cinese deve garantire il benessere dei tibetani, migliorare il proprio lavoro in relazione ai gruppi etnici e religiosi e mantenere stabilità e armonia sociale. Le parole del Presidente Hu tengono conto della situazione reale e non vediamo l’ora che ricevano applicazione.
Quest’anno i cinesi aspettano con orgoglio e trepidazione l’apertura dei Giochi Olimpici.
Fin dall’inizio, ho sostenuto l’idea che alla Cina fosse data l’opportunità di ospitare i Giochi.
E poiché eventi di questo tipo, e in modo particolare le Olimpiadi, favoriscono il rispetto dei principi della libertà di parola, di espressione, di uguaglianza e amicizia, la Cina dovrebbe dimostrare di essere un buon paese ospitante facendosi garante di queste libertà. Perciò, oltre a mandare a Pechino i propri atleti, la comunità internazionale dovrebbe sensibilizzare il governo cinese su questi temi.
So che, in tutto il mondo, molti parlamenti, individui e organizzazioni non governative si stanno in vario modo attivando perché la Cina colga l’opportunità delle Olimpiadi per attuare cambiamenti positivi. Apprezzo la loro sincerità.
E, in totale sintonia, vorrei aggiungere che sarà molto importante stare a vedere cosa accadrà nel periodo successivo alla conclusione dei Giochi.
Senza dubbio, i Giochi Olimpici avranno un grande impatto sul modo di pensare del popolo cinese. La comunità internazionale dovrebbe quindi investire la propria energia collettiva nella ricerca delle modalità attraverso le quali garantire, nel modo migliore, cambiamenti positivi e continui all’interno della Cina, anche quando le Olimpiadi saranno concluse.
Desidero cogliere questa occasione per esprimere il mio orgoglio e il mio apprezzamento per la sincerità, il coraggio e la determinazione dei tibetani all’interno del Tibet.
Chiedo loro di continuare ad operare in modo pacifico e nell’osservanza della legge così da assicurare a tutte le minoranze della Repubblica Popolare Cinese, compresa quella tibetana, il godimento dei loro legittimi diritti e benefici.
Vorrei inoltre cogliere questa opportunità per ringraziare, in particolare, il governo e il popolo indiano per il loro continuo e incomparabile sostegno ai rifugiati tibetani a alla causa del Tibet e per esprimere la mia gratitudine a tutti quei governi e persone che hanno costantemente a cuore la nostra causa.

Con le mie preghiere per il bene di tutti gli esseri senzienti,

Il Dalai Lama

10 marzo 2008

lunedì 25 febbraio 2008

Il lusso


Il lusso è la manifestazione della ricchezza incivile che vuole impressionare chi è rimasto povero. E’ la manifestazione dell’importanza che viene data all’esteriorità e rivela la mancanza di interesse per tutto ciò che è elevazione culturale. E’ il trionfo dell’apparenza sulla sostanza. Il lusso è una necessità per tanta gente che vuole avere una sensazione di dominio sugli altri. Ma gli altri, se sono persone civili, sanno che il lusso è finzione, se sono persone ignoranti ammireranno e magari invidieranno chi vive nel lusso. Ma a chi interessa l’ammirazione degli ignoranti? Forse agli stupidi. Infatti il lusso è una manifestazione di stupidità. Per esempio: a che cosa servono i rubinetti d’oro? Se da quei rubinetti d’oro esce un’acqua inquinata non è più intelligente, con la stessa spesa, mettere un depuratore d’acqua e tenere i rubinetti normali? Il lusso è quindi l’uso sbagliato di materiali costosi che non migliora le funzioni. Quindi è una stupidaggine. Naturalmente il lusso è legato all’arroganza e al dominio sugli altri. E’ legato ad un falso senso di autorità. In antico l’autorità era lo stregone che aveva abbellimenti e oggetti che lui solo poteva avere. I re e i potenti erano vestiti con costosissimi tessuti e pellicce. Più il popolo era tenuto nell’ignoranza e più l’autorità si mostrava paludata di ricchezze. E ancora oggi in molte nazioni si verificano queste manifestazioni di apparenze miracolose. Contemporaneamente però nella gente sana si fa strada la conoscenza della realtà delle cose e non dell’apparenza. Il modello non è più il lusso e la ricchezza non è più tanto l’avere quanto l’essere (per dirla con Erich Fromm). Man mano che l’analfabetismo diminuisce l’autorità apparente cade e al posto dell’autorità imposta si considera l’autorità riconosciuta. Un cretino seduto su un grande trono poteva forse suggestionare in un tempo passato ma oggi, e soprattutto domani, si spera che non sia più così. Spariranno i troni e le poltrone di lusso per i dirigenti imposti, gli arredi speciali per i capi, le cattedre di lusso alzate su pedane di mogano, i paludamenti, i gradi, e tutto ciò che serviva per suggestionare. Insomma, voglio dire che il lusso non è un problema di design.


Bruno Munari

Da cosa nasce cosa, Laterza 1981

martedì 15 gennaio 2008

DISCO DELL' ANNO 2007


Titolo: Cime domestiche
Artista: Ares Tavolazzi (voce, contrabbasso, chitarra/basso acustico, effettistica), Monica
Demuru (voce), Petra Magoni (voce), Paolo Benvegnù (voce, chitarre, editing)
Etichetta: Radio Fandango

Uscita: 15 giugno 2007