fuoco flauto n. 5
Il villaggio dei mulini
-Buongiorno.
-A lei, buongiorno a lei.
-Scusi, come si chiama questo villaggio?
-Eh, proprio un nome non ce l’ha, per noi è solo il nostro villaggio. C’è qualcuno che lo chiama il villaggio dei mulini.
-E gli abitanti dove vivono, tutti qui?
-No, vivono anche in altri posti.
-Non avete la corrente elettrica qui?
-Non ne abbiamo nessun bisogno noi. La gente si abitua troppo alle comodità, pensa che le cose comode sono le cose migliori e così scartano le cose buone davvero.
-Cosa usate per farvi luce?
-Abbiamo candele e l’olio di semi di lino.
-Non vi disturba il buio di notte?
-Ma deve esserci il buio di notte! Se la notte fosse lucente come il sole, bell’affare. Bell’affare una notte tanto chiara da nascondere le stelle; la vorresti?
-Qui intorno vedo tante risaie, ma sembra che non usiate ne macchine da semina, ne da raccolta.
-Non servono mica quelle cose, noi per quello abbiamo i cavalli, abbiamo i buoi.
-E cosa usate come combustibile per scaldarvi?
-Più che altro usiamo la legna; a noi non sembra giusto tagliare gli alberi vivi e poi ne cadono abbastanza da sé, perciò spacchiamo quelli e con quelli facciamo il fuoco. Se poi con quegli alberi facciamo il carbone, ne bastano pochi di un boschetto per avere tanto calore quanto ne da una foresta. Oh, sì! Anche lo sterco di vacca è buono per fare il fuoco. Quello che cerchiamo di fare è vivere in modo naturale, come del resto aveva sempre vissuto prima la gente. Oggi la gente si sta scordando il fatto che , che anche loro fanno parte della natura come tutto il resto. Gli esseri umani devono la loro vita alla natura, però la trattano senza nessuna considerazione. Sono convinti di poter creare qualcosa di meglio, loro. Specialmente i signori scienziati, magari hanno delle intelligenze superiori, ma il male è che ignorano completamente quello che c’è nel profondo del cuore della natura e inventano solo, solo cose che alla fine rendono la gente infelice, e sono orgogliosi delle loro invenzioni. E quello che è peggio è che la maggior parte della gente da grande valore a quelle invenzioni e le considerano come se fossero dei miracoli e adorano quelli che le hanno fatte.
E non si rendono conto che quelle cose guastano la natura e di conseguenza, alla fine, anche loro saranno distrutti. Non occorrono gli scienziati per dirci che le cose più necessarie alla nostra vita sono l’aria e l’acqua pulite, che producono per noi gli alberi e il verde. Però la gente continua ad avvelenare tutto allegramente. L’aria e l’acqua inquinate stanno uccidendo ogni cosa che rende la nostra vita degna di essere vissuta.
-Oggi è una giornata di festa?
-He? Noo, quello è un funerale. Senta, questo potrà anche stupirla, ma qui un funerale è un’occasione di congratulazioni. Uno vive onestamente, lavora sodo, e quando muore ci si congratula per la sua buona vita.
In questo villaggio noi non ci possiamo premettere di avere ne un sacerdote, ne un tempio; i paesani si riuniscono e tutti insieme trasportano il morto fino su al cimitero, in vetta alla collina. Certo che quando muore un bambino o un giovane è un’altra cosa, allora è ben difficile fare congratulazioni.
Ma per fortuna la maggior parte degli abitanti del nostro villaggio, per la vita naturale che fa, se ne va quando è il momento giusto di andarsene. Questo funerale è per una donna, è vissuta novantanove anni e tranquilla ci ha lasciato. Mi scuserà ma devo salutarla perché devo andare anch’io al funerale.
Vede, quella, quella donna è stata il primo amore della mia vita; mi spezzo il cuore e mi lasciò, e sa perché mi lasciò? Per diventare la moglie di un altro. (ride e canticchia)
-Mi perdoni, lei quanti anni ha?
-Io? Ho cento anni, più tre! Eh, dovrei già prepararmi a lasciare le spoglie mortali. Senta, si dice spesso che la vita è difficile, dura, ecc. Questa è solamente una posa dell’essere umano; la verità è una sola: la vita è bella! Più che bella, entusiasmante!
(Agitando dei sonagli, il vecchio si unisce al corteo che si avvicina).
Akira Kurosawa, Sogni
Akira Kurosawa (黒澤 明 anche 黒沢 明, ?) (Ōta, 23 marzo 1910 – Setagaya, 6 settembre 1998) è stato un regista, sceneggiatore e produttore cinematografico giapponese. È probabilmente il più importante ed imitato cineasta giapponese… http://it.wikipedia.org/wiki/Akira_Kurosawa
Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.
Note
Il film Sogni, capolavoro del maestro Akira Kurosawa, è diviso in otto episodi; otto sogni del regista in ordine cronologico, dalla sua infanzia fino alla vecchiaia.
Questo dialogo, tratto dall’ottavo episodio Il villaggio dei mulini, si svolge tra l’alter ego del regista e il vecchio abitante di un villaggio sconosciuto e sfortunatamente immaginario.
Contrariamente a quanto questo possa far pensare, non si tratta di una pellicola autobiografica, non solo almeno; attraverso questo espediente l’autore ci racconta la storia del suo paese, il Giappone, dai primi anni del novecento fino ai giorni nostri, passando attraverso l’atroce esperienza della seconda guerra mondiale e dell’incubo atomico (Kurosawa 1910-1998).
Tra gli ultimi tre sogni, aventi tutti come tematica l’ambiente e il rapporto dell’umanità con esso, Il villaggio dei mulini è, a mio parere, il più bello, per un motivo preciso: è un doppio sogno.
Sogno generato dal sonno e sogno generato dalla veglia, come desiderio e speranza per l’umanità.
Vivere in armonia con la natura, ristabilire il contatto e l’alleanza con essa, si può ancora fare.
Insieme a Kurosawa ce lo auguriamo anche noi e vi invitiamo a ri-vedere integralmente questa meraviglia per gli occhi e per la mente che è Sogni.
Il villaggio dei mulini
-Buongiorno.
-A lei, buongiorno a lei.
-Scusi, come si chiama questo villaggio?
-Eh, proprio un nome non ce l’ha, per noi è solo il nostro villaggio. C’è qualcuno che lo chiama il villaggio dei mulini.
-E gli abitanti dove vivono, tutti qui?
-No, vivono anche in altri posti.
-Non avete la corrente elettrica qui?
-Non ne abbiamo nessun bisogno noi. La gente si abitua troppo alle comodità, pensa che le cose comode sono le cose migliori e così scartano le cose buone davvero.
-Cosa usate per farvi luce?
-Abbiamo candele e l’olio di semi di lino.
-Non vi disturba il buio di notte?
-Ma deve esserci il buio di notte! Se la notte fosse lucente come il sole, bell’affare. Bell’affare una notte tanto chiara da nascondere le stelle; la vorresti?
-Qui intorno vedo tante risaie, ma sembra che non usiate ne macchine da semina, ne da raccolta.
-Non servono mica quelle cose, noi per quello abbiamo i cavalli, abbiamo i buoi.
-E cosa usate come combustibile per scaldarvi?
-Più che altro usiamo la legna; a noi non sembra giusto tagliare gli alberi vivi e poi ne cadono abbastanza da sé, perciò spacchiamo quelli e con quelli facciamo il fuoco. Se poi con quegli alberi facciamo il carbone, ne bastano pochi di un boschetto per avere tanto calore quanto ne da una foresta. Oh, sì! Anche lo sterco di vacca è buono per fare il fuoco. Quello che cerchiamo di fare è vivere in modo naturale, come del resto aveva sempre vissuto prima la gente. Oggi la gente si sta scordando il fatto che , che anche loro fanno parte della natura come tutto il resto. Gli esseri umani devono la loro vita alla natura, però la trattano senza nessuna considerazione. Sono convinti di poter creare qualcosa di meglio, loro. Specialmente i signori scienziati, magari hanno delle intelligenze superiori, ma il male è che ignorano completamente quello che c’è nel profondo del cuore della natura e inventano solo, solo cose che alla fine rendono la gente infelice, e sono orgogliosi delle loro invenzioni. E quello che è peggio è che la maggior parte della gente da grande valore a quelle invenzioni e le considerano come se fossero dei miracoli e adorano quelli che le hanno fatte.
E non si rendono conto che quelle cose guastano la natura e di conseguenza, alla fine, anche loro saranno distrutti. Non occorrono gli scienziati per dirci che le cose più necessarie alla nostra vita sono l’aria e l’acqua pulite, che producono per noi gli alberi e il verde. Però la gente continua ad avvelenare tutto allegramente. L’aria e l’acqua inquinate stanno uccidendo ogni cosa che rende la nostra vita degna di essere vissuta.
-Oggi è una giornata di festa?
-He? Noo, quello è un funerale. Senta, questo potrà anche stupirla, ma qui un funerale è un’occasione di congratulazioni. Uno vive onestamente, lavora sodo, e quando muore ci si congratula per la sua buona vita.
In questo villaggio noi non ci possiamo premettere di avere ne un sacerdote, ne un tempio; i paesani si riuniscono e tutti insieme trasportano il morto fino su al cimitero, in vetta alla collina. Certo che quando muore un bambino o un giovane è un’altra cosa, allora è ben difficile fare congratulazioni.
Ma per fortuna la maggior parte degli abitanti del nostro villaggio, per la vita naturale che fa, se ne va quando è il momento giusto di andarsene. Questo funerale è per una donna, è vissuta novantanove anni e tranquilla ci ha lasciato. Mi scuserà ma devo salutarla perché devo andare anch’io al funerale.
Vede, quella, quella donna è stata il primo amore della mia vita; mi spezzo il cuore e mi lasciò, e sa perché mi lasciò? Per diventare la moglie di un altro. (ride e canticchia)
-Mi perdoni, lei quanti anni ha?
-Io? Ho cento anni, più tre! Eh, dovrei già prepararmi a lasciare le spoglie mortali. Senta, si dice spesso che la vita è difficile, dura, ecc. Questa è solamente una posa dell’essere umano; la verità è una sola: la vita è bella! Più che bella, entusiasmante!
(Agitando dei sonagli, il vecchio si unisce al corteo che si avvicina).
Akira Kurosawa, Sogni
Akira Kurosawa (黒澤 明 anche 黒沢 明, ?) (Ōta, 23 marzo 1910 – Setagaya, 6 settembre 1998) è stato un regista, sceneggiatore e produttore cinematografico giapponese. È probabilmente il più importante ed imitato cineasta giapponese… http://it.wikipedia.org/wiki/Akira_Kurosawa
Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.
Note
Il film Sogni, capolavoro del maestro Akira Kurosawa, è diviso in otto episodi; otto sogni del regista in ordine cronologico, dalla sua infanzia fino alla vecchiaia.
Questo dialogo, tratto dall’ottavo episodio Il villaggio dei mulini, si svolge tra l’alter ego del regista e il vecchio abitante di un villaggio sconosciuto e sfortunatamente immaginario.
Contrariamente a quanto questo possa far pensare, non si tratta di una pellicola autobiografica, non solo almeno; attraverso questo espediente l’autore ci racconta la storia del suo paese, il Giappone, dai primi anni del novecento fino ai giorni nostri, passando attraverso l’atroce esperienza della seconda guerra mondiale e dell’incubo atomico (Kurosawa 1910-1998).
Tra gli ultimi tre sogni, aventi tutti come tematica l’ambiente e il rapporto dell’umanità con esso, Il villaggio dei mulini è, a mio parere, il più bello, per un motivo preciso: è un doppio sogno.
Sogno generato dal sonno e sogno generato dalla veglia, come desiderio e speranza per l’umanità.
Vivere in armonia con la natura, ristabilire il contatto e l’alleanza con essa, si può ancora fare.
Insieme a Kurosawa ce lo auguriamo anche noi e vi invitiamo a ri-vedere integralmente questa meraviglia per gli occhi e per la mente che è Sogni.
Immagine:
Il villaggio dei mulini by Stefano Berardi is licensed under a Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 2.5 Italia License.
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