...nel mio mondo il cemento più saldo è quello disarmato.

martedì 3 febbraio 2009

Uomo di guscio























Il progetto “Grygory Krapotkyn” nasce con la precisa intenzione di rendere aperto un lavoro musicale e testuale nato chiuso.
I testi, o meglio la loro concezione tutt’una con la parte sonora, nascono in un momento personale doloroso, di chiusura, superato il quale, l’apertura, la collaborazione, la condivisione, lo scambio, l’influenzarsi a vicenda con altre persone, amici prima che musicisti, sono state esigenze naturali.
Da queste collaborazioni la forma originale dei brani ne esce completamente mutata nella parte sonora, lasciando pressochè intatta quella testuale.
Un caso a parte è il testo di "Lei verrà" che è tratto da una poesia di Abdulah Sidran, o meglio, è un estratto dall'adattamento di una sua poesia intitolata "Prendendo l'osso e la polpa", per il film "Il cerchio perfetto" di Ademir Kenovic, fatto dallo stesso Sidran in quanto co-sceneggiatore.
Ne approfitto per consigliare il libro di Sidran "Il cieco canta alla sua città" uscito per le edizioni Saraj.
Si tratta di alcuni brani registrati in un'unica seduta presso la sala di registrazione esinese “Rumore Bianco”.
Dal lettore in basso è possibile ascoltare il brano "Lei verrà".
Successive sedute hanno dato vita ad altri brani, che sono andati perduti, tutti ugualmente e obbligatoriamente imperfetti in quanto appartenenti ad un altro tempo e ad un altro luogo, quelli del disagio interiore.
Tutte le parti musicali sono frutto di improvvisazioni estemporanee, mentre i testi già esistevano come tali e quindi mai provati vocalmente.
Le tracce, lasciate grezze, sono la fonografia (senza mettersi in posa) di un momento, imprecisioni e ingenuità comprese... come nella realtà.
Gli amici che hanno collaborato a questa prima prova sono Fabrizio al basso e Jingo alla chitarra, mentre il parlante (cantante offende me e i cantanti) e seconda chitarra appena udibile, sono io.
Ringrazio Fabrizio (mai abbastanza) e Jingo (che alla fine di uomo di guscio ha sghignazzato per venti minuti ed è riuscito a farmi ridere sull'orlo del suicidio), e Piero che ci ha messo a disposizione “Rumore Bianco”.


Occhio al volume.






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