...nel mio mondo il cemento più saldo è quello disarmato.

mercoledì 4 novembre 2009

fuoco flauto n. 7 - La neolingua
















Fuoco flauto n.7


La neolingua

Fine della Neolingua non era soltanto quello di offrire un mezzo di espressione per la concezione del mondo e per le abitudini mentali proprie ai seguaci del Socing, ma soprattutto quello di rendere impossibile ogni altra forma di pensiero. Era sottinteso come, una volta che la Neolingua fosse stata definitivamente adottata, e l'Archelingua, per contro, dimenticata, un pensiero eretico (e cioè un pensiero in contrasto con i principi del Socing) sarebbe stato letteralmente impensabile, per quanto almeno il pensiero dipende dalle parole con cui è suscettibile di essere espresso. Il suo lessico era costituito in modo tale da fornire espressione esatta e spesso assai sottile a ogni significato che un membro del Partito potesse desiderare propriamente di intendere. Ma escludeva, nel contempo, tutti gli altri possibili significati, così come la possibilità di arrivarvi con metodi indiretti. Ciò era stato ottenuto in parte con l'invenzione di nuove parole, ma sopratutto mediante la soppressione di parole indesiderabili e l'eliminazione di quei significati eterodossi che potevano essere restati e, per quanto era possibile, dei significati in qualunque modo secondari.  Daremo un unico esempio. La parola libero esisteva ancora in Neolingua, ma poteva essere usata solo in frasi come "Questo cane è libero da pulci" oppure "Questo campo è libero da erbacce".  Ma non poteva essere usata nell'antico significato di "politicamente libero" o "intellettualmente libero" dal momento che la libertà politica ed intellettuale non esisteva più, nemmeno come concetto, ed era quindi, di necessità, priva di una parola per esprimerla. Ma, a parte la soppressione di parole di carattere palesemente eretico, la riduzione del vocabolario era considerata fine a se stessa, e di nessuna parola di cui si potesse fare a meno era ulteriormente tollerata l'esistenza. La Neolingua era intesa non ad estendere, ma a diminuire le possibilità di pensiero; si veniva incontro a questo fine appunto, indirettamente, col ridurre al minimo la scelta delle parole.
[…]Tutte le ambiguità e le sfumature di significato erano state completamente eliminate.
[…]Come abbiamo già veduto nel caso della parola libero , parole che un tempo avevano avuto un significato eretico  venivano pur mantenute, talvolta, per via della convenienza, ma il significato sfavorevole era come purgato. Innumerevoli altre parole, come onore, giustizia, morale, internazionalismo, democrazia, scienza e religione avevano semplicemente cessato del tutto di esistere. Poche parole avevano la funzione di ricoprirle, e ricoprendole le abolivano. Tutte le parole che si raggruppavano attorno ai concetti di libertà e disuguaglianza, per esempio, erano contenute nella semplice parola psicoreato, mentre tutte le parole che si raggruppavano attorno ai concetti di obbiettività e razionalismo erano contenute nell'unica parole archepensare.
[…]In Neolingua era assai raramente possibile seguire un pensiero eretico al di là della pura e semplice percezione, appunto perché esso era eretico:oltre quel punto, le parole che sarebbero state necessarie non esistevano.
[…]La Neolingua, infatti, era distinta da quasi tutte le altre lingue dal fatto che il suo vocabolario diventava ogni giorno più sottile invece di diventare più spesso. Ogni riduzione rappresentava una conquista, perché più piccolo era il campo della scelta e più limitata era la tentazione di lasciar spaziare il proprio pensiero. Si sperava, da ultimo, di far articolare il discorso nella stessa laringe, senza che si dovessero chiamare in causa i centri del cervello.
[…]Una persona cresciuta in Neolingua come sua sola lingua non avrebbe mai saputo che eguale aveva avuto un tempo anche il significato secondario di "eguale politicamente", e che la parola libero  aveva avuto quello di "intellettualmente libero", così come una persona che non conosca affatto la tecnica del gioco degli scacchi non può essere a parte dei significati secondari delle parole regina o torre. Molti delitti ed errori si sarebbero trovati oltre la possibilità d'essere commessi, solo per il fatto che non avevano un nome e quindi o non erano concepibili. E si sarebbe anche potuto prevedere che, con il passare del tempo,  le caratteristiche distintive della Neolingua si sarebbero pronunciate sempre più, le sue parole sarebbero diminuite vieppiù, i loro significati sarebbero diventati sempre più rigidi, e la possibilità di usarli a sproposito si sarebbe ridotta al minimo.
Il giorno che l'Archelingua fosse stata sostituita una volta per tutte dalla Neolingua, si sarebbe infranto l'ultime legame con il passato. […]Ciò significava, in pratica, che nessun libro scritto a un dipresso prima del 1960 si sarebbe potuto tradurre per intero. Questo progetto era chiaramente ammesso nella parola in Neolingua ocolingo, che significava "parlare come un'oca"…
[…]Giunti che saremo alla fine, renderemo il delitto di pensiero, ovvero lo psicoreato, del tutto impossibile perché non ci saranno più parole per esprimerlo.

George Orwell, 1984, Mondadori




George Orwell (pseudonimo di Eric Arthur Blair; Motihari, 25 giugno 1903 – Londra, 21 gennaio 1950) è stato uno scrittore, giornalista e glottoteta britannico. Conosciuto come opinionista politico e culturale… http://it.wikipedia.org/wiki/George_Orwell

Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.




Note

La neolingua immaginata da Orwell era imposta dal partito/potere con la forza e il popolo ci si adattava fino a farne la propria lingua, per paura. Ma distorcere e impoverire il linguaggio per falsare la realtà e limitare la libertà, sono forme di controllo che si possono perseguire in maniera meno cruenta e più sottile di quella descritta in 1984. I mezzi di comunicazione, soprattutto tv e stampa, ce ne danno continui esempi. Nel caso della tv (italiana), basta guardare una trasmissione degli anni ’70, di politica ad esempio, e paragonarla a una odierna; la differenza, per quanto riguarda il linguaggio, è impressionante. Si assiste a una drastica e drammatica, a volte anche comica, riduzione del vocabolario. Per quanto riguarda la stampa, qualcuno si meraviglia più se un giornalista titola un articolo su un incidente stradale: ”Asfalto killer”? Non è forse un ribaltamento di significato e quindi della realtà? Il linguaggio, non solo quello verbale ma anche e ancor di più quello del corpo, viene quotidianamente mutilato e deturpato in quelli che sono i principali canali informativi del paese, laddove per informativi non si intende fornitori di informazioni ma soprattutto di educazione, anche al linguaggio. Questa ecatombe linguistica è sotto gli occhi di tutti e non desta alcuna indignazione né reazione quali desterebbero pire di libri nelle piazze; i mezzi sono più infidi ma lo scopo è il medesimo e il monito di Orwell resta quindi, purtroppo, più che mai valido.  “I limiti del mio linguaggio significano i limiti del mio mondo” scriveva Ludwig Wittgenstein e il nostro è ogni giorno un po’ più limitato.



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