...nel mio mondo il cemento più saldo è quello disarmato.

giovedì 16 ottobre 2008

Nello stagno di piombo

Nello stagno di piombo, alcune rane di rame guardavano invidiose leggere libellule legger libri librandosi nei loro cappotti di peltro e dicevano: -potessimo aver noi dei cappotti così belli, chissà come salteremmo in alto!-
Ma altre rane non eran d’accordo: -in alto sì, ma non nello stagno; i cappotti di peltro vi terrebbero a galla e non potreste più fare il bagno!-
Non badavano a loro una cavalletta d’ottone e un grillo di ghisa che sul limitar della lamiera limavano lame di luna.
Nella sera brunita s’azzardò la formica: -invece di dire sciocchezze pensate a cromare le vostre sconcezze!-
Dal fosco del bosco un gufo di ruggine losco spiava la scena con occhi tondini da rami nascosto.
Intermittenti come ferri roventi, lucciole sbronze di bronzo volavano a zonzo.
Tutti i paraggi eran zeppi d’ortaggi, grano tornito e ingranaggi, viti senz’uva e senza bulloni, chiodi spuntati a regger covoni.
Piena di fili spinati d’erba appuntita, la campagna d’acciaio era proprio un vespaio…
...se ci vai, attento alle dita!

Stefano berardi


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sabato 11 ottobre 2008

Soggiorno in Ucraina



Presto pubblicherò il mio primo libro dal titolo (provvisorio) "Soggiorno in Ucraina".


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Molokò
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giovedì 9 ottobre 2008

Dal diario dell'uomo in mutande: Teoria e Terapia.

Ernia.
Raccomandato chirurgo agopuntore vietnamita.
Appuntamento ore 7.30, studio sul lungolago.
Mattinata frizzante senza anidride carbonica aggiunta e anticipo di 15 minuti.
Brezza di marzo nelle orecchie, orecchie in ascolto al frangersi delicato delle onde lacustri.
La giornata pare cominciare nel migliore dei modi; uno di quei rari momenti in cui si ha l’impressione di vedere il mondo come potrebbe essere.
Profumo di pane, gente che lavora, senza fretta, pare spensierata, l’aria trapuntata del canto degli uccelli e il lago sveglio che mi parla come un amico.
E’ ora, entro nello studio.
La sala d’aspetto é un locale ampio e lungo stile taverna con al centro un tavolo altrettanto lungo di legno massiccio finto medioevale; troppo lungo e troppo massiccio.
Alle pareti sono fissate diverse macchinette degli anni 30 per la timbratura dei cartellini dei lavoratori e una cover strumentale dei beatles, in stile new age con tanto di sakuachi, fa da colonna sonora.
Al tavolo diverse persone raccontano quanto abbia loro giovato la tal terapia naturale piuttosto che l’altra.
Mi siedo come il primo giorno delle elementari e come allora per gli altri non esisto; per fortuna.
E’ il mio turno e invisibile entro in una porticina laterale da dove un tizio in camice chiama il mio nome.
Il tizio è il medico vietnamita di cui scordo sempre il nome e finisco per chiamare Tran Anh Hung come il regista.
Alcune domande, una breve visita, uno sguardo agli esami ma non ai referti; totale 5 minuti scarsi.


Visita + diagnosi + terapia + appuntamenti = 5 min.


Visione del mondo luminare vietnamita = 15 min.


-Sua condizione chiarissima, ma medici cattivi ordinano tanti esami che non servono.
O incapaci o disonesti. Pirati! Ecco quello che sono, io dico che pirati!
Anche giovani dottori vedono maestri comportarsi disonestamente, come ipocriti e anche loro fanno così. Medici cattivi, politici cattivi, umanità cattiva.
Destra dice che sinistra stronzi, sinistra dice che destra stronzi, hanno ragione tutti e due.
Tutti stronzi. Anche io e lei. Tutta umanità è malvagia.
Saperlo rende migliori, ma tutti malvagi.
Poi ognuno con sua intelligenza, con sua sensibilità diventa più o meno civile ma natura umana malvagia.-
Le idee del luminare mi ricordano una frase da un film di Abel Ferrara: -non siamo malvagi perché facciamo del male, ma facciamo del male perché siamo malvagi.-
E Bresson:- Il diavolo probabilmente– e anche…
…vabè, il mondo non è prefetto o non lo siamo noi.
Bicchiere mezzo pieno, bicchiere mezzo vuoto?
Teorie.
Saluto il medico.

Fuori il sole è già caldo e mi dispiace lasciare la riva del lago.
Un gatto sdraiato, con gli occhi semichiusi, si gode il fluire della vita; al riguardo pare avere le idee ben chiare.
Potessi prendere la vita come lui!

Gatto è bello.

Parto.



Aggiornamento al diario.

La diagnosi e quindi anche la cura del luminare, si sono rivelate completamente sbagliate.
Sospetto fortemente anche delle sue teorie.

Un’ amica vedendo le prescrizioni mi ha detto: -Però il nome è esotico e la scrittura elegante-
Dal canto mio avrei preferito si chiamasse Rossi, scrivesse male come tutti gli altri medici e indovinasse la cura.


Stefano Berardi


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L’uomo in mutande non scrive un racconto


Seduto sul water, da vero filosofo, si grattò contemporaneamente una natica con la penna e la testa con il taccuino, poi, mentre si concentrava sia per pensare che per farla , notò i rumori provenienti dall’esterno: il cinguettio degli uccelli, le voci dei ragazzi che giocavano, il ronzio delle falciatrici estivi insetti giganti.

Gli parve persino di sentire l’odore dell’erba appena tagliata.
Si ricordò di quand’era bambino chiuso in casa a fare i compiti e da fuori, attraverso le finestre, come adesso, arrivavano le risa degli amici e i rumori della vita.
Si ricordò anche, chissà perché, della dolcezza di sua madre; com’era dolce…
Dov’era finita adesso quella dolcezza?

Non sapeva… ed i ricordi erano vaghi, come filmini muti e sovraesposti.

Si scosse e ricominciò a concentrarsi.
“Una cosa per volta” si disse, “prima faccio la cacca, poi scrivo”.
Finita la seduta, proprio mentre voleva tornare al racconto, i rumori da fuori, lo rapirono ancora ed accostandosi alla finestra anche i colori.
L’erba e le foglie giovani erano d’un verde luminoso e uccelli e insetti sgargianti, saettavano tutt’intorno e il profumo della vita riempiva l’aria.
Ritornò ancora per un istante alla sua infanzia, all’agrodolce del ricordo, poi si scosse nuovamente.
Lui aveva falciatrici inzuppate nel cesso invece di madeleine intinte nel thè.

“Ma chi ha voglia di scrivere in una giornata così” si disse, “e con questa puzza adesso poi…
…ma chi se ne frega!”
Abbandonò penna e taccuino, s’infilò i sandali e uscì.

Passeggiando nell’erba fresca fischiettava: Fìfìfì-firifirifirifìfìfì…

Stefano Berardi



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