...nel mio mondo il cemento più saldo è quello disarmato.

giovedì 30 agosto 2007

Il grande viaggio


Avanzo quasi di soppiatto, scivolo accanto agli alberi, scruto la terra, i tronchi, le radici, i rialzi di foglie. Entro in una macchia di sole, apro e chiudo gli occhi. Lo lascio camminare sulla faccia.
Vedo un pallino bianco che si sdoppia. Altri pallini neri e cerchietti luminosi che salgono e che scendono. Rassicurato dal silenzio vado avanti. Sono appena sbucato da un dosso quando me la trovo davanti.
Una montagna di carne.
Un cervo grigio e marrone di almeno tre metri. Ci fissiamo negli occhi, gelati dal terrore della sorpresa.
Trattengo il respiro. Vorrei essere invisibile.
Di colpo, un'onda di elettricità gli attraversa il manto teso e spesso e i muscoli poderosi del dorso tremano. Il cervo si impenna, scarta sul posto per caricarsi e parte al galoppo puntando la foresta in discesa, le corna schiacciate all'indietro.
Ho sentito la terra vibrare.
Quando mi muovo per seguirne la fuga, è solo un rotolare di schianti lontani dietro una cortina di alberi, rami e foglie immobili.
Ho ancora il cuore in gola, il respiro irregolare.
Mi guardo intorno e riprendo a salire in un silenzio assordante. Sfioro la terra con la punta dei piedi, acquattato come uno scout indiano. Rivedo la scena, la scossa, la terra che trema e il cervo che prende la fuga e rido da solo, con gli occhi sgranati.
Devo avere la faccia di un pazzo.



Giuseppe Cederna, Il grande viaggio

Feltrinelli